I contenuti del rapporto Svimez 2019 forniscono elementi di analisi per il Meridione e la Calabria che meritano alcune considerazioni non semplicemente di carattere economico, ma soprattutto di ordine sociale. Il binomio del calo demografico/residenziale, persi 2.015.000 residenti al Sud tra il 2000/2018 di cui la metà sotto i 34 anni ed 1/5 laureati, ed il permanere di uno stallo recessivo dell’economia evidenziano drammaticamente una nuova problematica che è quella socio demografica. Nel 2018 sono crollate le nascite che hanno fatto registrare il minimo storico (157.000 bambini cioè 6.000 in meno rispetto al 2017) conseguentemente in questo senso non risulta più sufficiente neanche l’apporto delle cosiddette “madri migranti”. Con questo trend e senza interventi strutturali lo Svimez calcola che nel 2065 nel Sud avremo una popolazione occupata inferiore a quella attuale del 40% (5,2 milioni di lavoratori in meno). In tale scenario emerge Il dato economico della Calabria, unica regione che fa registrare un pil con il segno negativo (-0.3%)  e con dati che fanno emergere numeri poco confortanti anche nel settore agricolo. Le politiche regionali e trans nazionali di sostegno al reddito ed all’economia si evidenziano quali fallimentari e poco efficaci, anche l’ultima: il Reddito di Cittadinanza (62.972 le istanze accolte al 31/10/2019 in Calabria) inizia a certificare un certo grado di allontanamento all’impiego e non come dovrebbe essere nel suo DNA uno strumento che supporti l’impiego al lavoro. Vengono tagliati gli investimenti, soprattutto pubblici, e le risorse di supporto all’economia. Emerge una evidente incapacità delle Amministrazioni centrali, regionali e locali, a utilizzare pienamente le risorse. La Calabria nella programmazione POR 2014/2020 ha fatto registrare solo un impiego  di spesa del 19% dei Fondi assegnati a disposizione, di cui solo il 61% impegnati tra i quali figurano i circa 131 milioni bloccati dalla Commissione Europea per le note vicende giudiziarie. In tale quadro non si sostengono gli investimenti privati che aumentano e risultano in controtendenza a quelli pubblici. Le prospettive nei confronti  di tutto ciò dovrebbero essere di mobilitazione generale rispetto alle istituzioni ad ogni livello, che dovrebbero adoperarsi ed andare oltre gli editti quali i Patti per il Sud, i Piani straordinari per la Calabria o i Tavoli tecnici. Continuare ad affrontarlo con esempi di una politica irresponsabile che a soli  80 giorni dalle Elezioni regionali in Calabria non è in grado di produrre neanche, all’interno delle forze politiche maggiormente rappresentative, i nomi dei candidati a governatore è assolutamente pratica suicida. Bisognerebbe realizzare una piena e lucida consapevolezza culturale, la quale determini che il problema relativo al Sud e la “polveriera” Calabria sono una emergenza Paese non solo economica, ma soprattutto demografica e sociale e pensare di non affrontarla in maniera efficace e responsabile si potrebbe rivelare quale  pesantissimo  boomerang  per l’intero sistema Italia.