Di Giacomo: in Calabria si arrestano gli uomini dei clan della 'ndrangheta e a Parma l'ergastolano evade dal carcere con grande facilita'
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In Calabria si arrestano gli appartenenti ai clan d ella 'ndrangheta per rinchiuderli in carcere e
strappare d alla radice la criminalità organizzata. A Parma si evade dal carcere con facilità. Non
vorremmo che il grande lavoro delle forze dell'ordine calabresi, coordinato dalla procura antimafia
di Catanzaro, diretta dal procuratore Nicola Gratteri, ai quali va il nostro riconoscimento, sia
vanificato con altri “casi Parma”. È quanto sostiene il segretario generale del Sindacato Polizia
Penitenziaria Aldo Di Giacomo in riferimento alla fuga dell' ergastolano cinquantenne recluso nel
carcere di Parma per una serie di reati tra cui omicidio che si trovava in regime di semilibertà. “E'
solo uno dei tantissimi casi di detenuti che utilizzano i cosiddetti benefici per fuggire o per
commettere altri reati. Qualcuno aggiunge dovrebbe ricordare l a vicenda di qua lche gior no fa
dell'ergastolano Antonio Cianci che in un permesso premio di 12 ore ha tentato di uccidere un anziano
per rapinarlo. Cosa dobbiamo più aspettarci per convincere anche i più strenui sostenitori
dell'abolizione del carcere ostativo che le valu tazioni d i cosiddetta buona condotta e assenza di
pericolosità sociale non possono essere teorie buoniste per redimere tutti?”. Nel sottolineare che
“nel giro di qualche anno le evasioni da ogni tipo di beneficio concesso dai giudici, di conseguenza
compr eso gli ar resti domiciliari, in Italia sono aumentate del 300%” il segretario generale del
Sindacato Polizia Penitenziaria aggiunge: “almeno noi non accetteremo mai l'incomprensibile
decisione della Corte Costituzionale che apre le celle a tutti i condanna ti all'erg astolo senza
distinzione perché non è pensabile redimere tutti”. “Come se non bastasse la Corte europea dei
diritti dell'Uomo anche la Corte costituzionale uccide per la seconda volta le vittime di mafia e della
diritti dell'Uomo anche la Corte costituzionale uccide per la seconda volta le vittime di mafia e della
criminalità organizzata, offende l e loro fam iglie, delegittima il lavoro del personale che oltre a
contrastare il “controllo” del carcere ad opera di mafiosi, come dimostra il quotidiano e continuo
ritrovamento di telefonini, adesso subirà un nuovo affronto con i mafiosi che potranno sbeff eggiarci.
Una pronuncia di grande impatto, perché non riguarda solo i 1.250 condannati all'ergastolo ostativo,
ma anche chi sta scontando pene minori per mafia, terrorismo, violenza sessuale aggravata,
corruzione e in generale i reati contro la pubblica am ministrazi one. Dobbiamo fermare questa
assurdità perché c ome se non bastassero tutti i benefici dalla semilibertà ai permessi premio
l' eccesso di fiducia, perché di questo si tratta, si traduce nei numerosissim i episodi di cui la cronaca
è piena e e con detenucon detenuti che aggrediscono il personale penitenziario, evadono, detenuti non ti che aggrediscono il personale penitenziario, evadono, detenuti non sottoposti al 41 bis in permessosottoposti al 41 bis in permesso--premio che uccidono o rapinano. Figuriamoci cosa accadrà adesso premio che uccidono o rapinano. Figuriamoci cosa accadrà adesso per gli ergastolani “da redimere”. per gli ergastolani “da redimere”. Per il S.PP. “bisogna mettere fine a quePer il S.PP. “bisogna mettere fine a questo sistemasto sistema carcerario carcerario tipicamente italiano che rappresenta un pericolo per i cittadini e più direttamente per il personale penitenziario, di fatto delegittimato dalle sue funzioni e dai suoi compiti. Noi conclude continuiamo a credere che esiste una b ella differ enza tra vittime e carnefici”.