Giungono silenziosi con un sacchetto in spalla e mille sogni nella testa, fuggendo da un destino che li ha piegati senza mai spezzarli: sono i minori che dall'Afghanistan si rifugiano in Europa e che, nella loro invisibilità, portano con sé storie di abusi e violenze a cui sopprimono in silenzio, pur di scappare da una realtà che non permette loro di sognare.

 

Racconti di dolore, ma anche di speranza, quelli emersi nel rapporto di 'Save the Children', in vista della Giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno, che porta il titolo di ‘Nascosti in piena vista’. Un nome che fa luce su quanto questi viaggi della speranza lungo i confini Europei, soprattutto a Nord dell'Italia - tra Trieste, Ventimiglia e Oulx - nascondano retroscena raccapriccianti e grotteschi. Storie di abusi, di violenze silenziose, nel buio dell'indifferenza e del ricatto.

 

"Ho un sogno, voglio essere un pilota" sono le parole di un ragazzino afghano. Il suo viso non è ripreso dalle telecamere, ma è il tono della sua voce ad esprimere l'intensità del desiderio di farcela, di cambiare. L'associazione umanitaria ha voluto mettere un punto su un fattore molto delicato: quello dell'accoglienza. Un tema tanto discusso, quanto condannato, al limite tra ciò che è giusto e ciò che è umano, tra burocrazia e assistenza. Per quanto si ha avuto evidenza di un'importante supporto al popolo ucraino, che ha visto l'Europa aprire le porte ai fuggiti dai bombardamenti, ad oggi non si comprendono le dinamiche che - invece - sembrano rifiutare e rinnegare altri territori che patiscono le medesime sofferenze ma - a cui - si pretende di seguire un iter più severo per ciò che riguarda l'inclusione nei Paesi europei, come il permesso di soggiorno o il visto per poter lavorare.

 

Condizioni che mettono spesso questi piccoli rifugiati a doversi sottoporre a situazioni di alto rischio, i quali - pur di sviare ai controlli serrati - incalzano varchi invisibili, chi per la "rotta balcanica", chi - invece - si addentra nei rilievi del Carso triestino, nonchè sul Passo della Morte tra Ventimiglia e Mentone e tra i sentieri del colle del Monginevro. Ombre che silenziosamente segnano il loro passaggio da vestiti lasciati agli spalti delle strade, o avanzi di cibo trovato per caso, come segno di una lotta alla sopravvivenza che va ben oltre delle barriere burocratiche. Le battaglia tra la vita e la morte di questi ragazzi costretti a lottare per cambiar rotta al proprio destino, segnato - sin dalla nascita - dalla povertà e dal sopruso.

 

Secondo quanto riportano i dati, ad aprile sono 14.025 i minori stranieri non accompagnati presenti nel sistema di accoglienza italiano, il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni. Lo stesso mese si registra un transito nel territorio italiano di 1.897 minori soli – di cui solo 272 tramite sbarchi in Sud Italia - mentre i restanti 1.625 entrati in vie traverse, come i varchi terrestri sopracitati, di nazionalità in maggioranza ucraina (1.332, pari al 70,2%), egiziana (169, pari all’8,9%) e afghana (71, pari al 3,7%).

 
"Chiediamo alla Commissione europea l’adozione di una Raccomandazione agli Stati membri per l’adozione e l’implementazione di politiche volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori degli Stati membri - afferma Raffaela Minaci, direttrice dei programmi italiani e europei di Save the Children - promuovendo il loro benessere e sviluppo psicofisico anche mediante strategie tese all’inclusione scolastica e formativa e velocizzando le procedure che riguardano i minorenni non accompagnati, tra cui i ricongiungimenti familiari - continua - chiediamo ai governi europei di astenersi dall’utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati, rispettando il diritto internazionale e il principio del non respingimento, consentendo l’accesso a tutti i richiedenti asilo, e di estendere le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo, introducendole anche nelle discussioni sull’approvazione o revisione dei provvedimenti del Patto sull’asilo e la migrazione. – conclude Milano - riteniamo fondamentale l’adozione di sistemi di monitoraggio delle frontiere, che permettano anche di perseguire i casi di violazione dei diritti umani».

I sogni di questi ragazzi spesso diventano l'esca a cui la criminalità si aggrappa, generando spesso condizione di abuso e di violenza sessuale, in cui la disumanità si annida nei meandri dell'indifferenza e del silenzio in cui questi piccoli rifugiati si nascondono, per poter scappare via, lontano da quel dolore, più vicini ad una nuova speranza. Un programma di adozione mirato a limitare questa violazione dei diritti umani, attuabile in tutta Europa, sarebbe la soluzione per limitare questa inumana condanna a cui - questi minori - devono patire, con la sola colpa di essere nati dalla "parte sbagliata" del pianeta.