Centomila soldati russi ammassati al fronte ucraino e l’annuncio dell’esercitazione con Cina e Iran nel Mediterraneo e nell’Atlantico hanno ridato voce ad un attrito che permaneva già dal lontano 2014 e che metteva in tensione, non solo l’Ucraina, che possiamo definirla come una “pedina” di una manovra militare che interessa, principalmente, le due macro-potenze di Russia e Stati Uniti.

Nei giorni scorsi, il 21 gennaio, il segretario degli Stati Uniti, Antony Blinken, ha incontrato il Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, Sergej Viktorovič Lavrov per ciò che riguarda le garanzie di sicurezza in Europa, alla quale Mosca non ha ricevuto nessun riscontro ne dagli USA ne dalla NATO.

Per intendere, però, come si è arrivati a considerare la possibilità di uno scontro, e comprenderne le tensioni, bisogna andare a ritroso e capire bene le dinamiche che sussistono (forse da sempre) tra i due Stati.

Cosa è successo nel 2021? Qual è la posta in gioco? Cosa vuole la Russia? Verso quali scenari ci stiamo avviando?

In primis, bisogna tenere conto del fatto che è del tutto impossibile prevedere la possibilità di uno scontro armato, questo perché, se teniamo conto degli avvenimenti storici che hanno interessato le maggiori guerre, si è ricorso alla milizia nel momento in cui sono stati fatti degli errori da parte di uno dei due fronti. In realtà, sono stati proprio degli errori a riaffiorare la tensione fra questi Stati.

Quali sono stati questi errori?

Come detto in precedenza, bisogna andare molto a ritroso negli anni per capire le dinamiche che hanno portato a tali tensioni. Il primo errore, infatti, è avvenuto nel periodo del crollo dell’Unione Sovietica, momento in cui la Russia non ha preso in considerazione il fatto che le diverse Repubbliche, resesi indipendenti, avrebbero potuto prendere direzioni diverse. Tra queste c’è proprio l’Ucraina. Il fatto che la Russia non influenzasse più questi territori e che, tra l’altro, si sarebbero potuti creare rapporti pericolosi con altri Stati, ha intimorito l’ex Unione Sovietica, la quale ha sempre guardato con grande riguardo i suoi confini sul fronte Occidentale.

A tal proposito, bisogna fare un piccolo appunto geografico, e concentrarsi sul fatto che la Russia vanta un vastissimo territorio pianeggiante, che si, tiene lontani i nemici dai centri più importanti, ma allo stesso tempo è privo di rilievi montuosi e collinari, che fungono da “confine naturale” ai possibili attacchi, ora come secoli fa. Questo è stato un grande punto a svantaggio della Russia per ciò che riguarda il fronte occidentale, subendo diverse minacce da parte di più nazioni europee nel corso del tempo. Qui entrano in gioco Ucraina e Bielorussia, le quali hanno sempre rivestito un ruolo di “sentinelle”, quindi di copertura dei confini con l’Europa.

Se la Bielorussia è sempre stata fedele ed in ottimi rapporti con l’ex-madre dell’URSS, l’Ucraina, a causa della sua forte frammentazione etnica e politica, ha vissuto un continuo “tira e molla” tra le tendenze politiche filo-russe e quelle filo-europee/statunitensi. Tutto ciò succedeva sotto gli occhi indifferenti della Russia, la quale ha trascurato la tessitura di rapporti politico-commerciali con l’Ucraina, che intanto si faceva “corteggiare” dai Paesi della Nato. Qui troviamo il primo errore della Russia.

Il secondo errore, questa volta, è stato causato dalla Nato (quando parliamo di NATO, ci riferiamo a Europa e Stati Uniti). Il 22 Febbraio 2014, data che potremmo collocare come l’inizio delle tensioni tra gli Stati, gli Stati Uniti finanziano 5 miliardi di dollari per il Colpo di Stato in Ucraina al fine di colpire la Russia, per rovesciare il presidente eletto Janukovich: ha inizio la Rivoluzione ucraina.

Ma perchè questo finanziamento? Semplice: il presidente Janukovich, descritto come un “dittattore sanguinario”, aveva rifiutato di far inglobare l’Ucraina alla Nato. In quegli anni, infatti, la Nato aveva iniziato ad espandersi verso i territori dell’Est, prendendo con sé Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Croazia e Albania. Quel colpo di Stato sarà uno dei più sanguinolenti della storia dell’Ucraina.

Dopo la cacciata del presidente dell’Ucraina, la Russia accusò Stati Uniti ed Europa di aver finanziato la Rivoluzione, additando l’evento come “Colpo di Stato”. In quello stesso anno, Janukovyč chiederà a Putin, presidente della Federazione russa, di “ristabilire l’ordine”. Contemporaneo ai fatti, Aksënov, capo della Repubblica di Crimea, diede il diritto di far avanzare le truppe russe in Crimea e, il 17 marzo, il parlamento crimeano dichiarò l'indipendenza dall'Ucraina, chiedendo di aderire alla Russia.

Ricordiamo che in Crimea si trova il maggior stabilimento militare russo, precisamente a Sebastopoli.

A seguito di questo importante avvenimento, si alimenteranno ancor di più i sentimenti filo-russi e filo-europei, creando dei gruppi di separatisti, in particolar modo nell’Ucraina orientale, i quali considerava non legittimo il referendum sull'autodeterminazione della Crimea. Tale dissenso, sconfinerà nella Guerra del Donbass (o Guerra dell’Ucraina Orientale) il 6 aprile 2014, data in cui si dichiareranno indipendenti la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk.

Questo fu uno degli ultimi avvenimenti che interessarono Russia e Nato nel 2014, dopo di ciò ci fu un periodo di stabilità datosi dalla caduta del governo di Obama e dell’elezione di Trump, il quale ha mantenuto nelle politiche estere una situazione di pace, limitandone i conflitti.

E quindi, in che modo si sono ripresi i conflitti?

Nel 2021 viene eletto come Presidente degli Stati Uniti d’America, Jo Biden. Caratteristica di Biden, quella di adottare una politica ideologicamente aggressiva nei confronti della Russia e, in particolar modo di Putin, il quale ha spinto molto sugli stati occidentali per potersi allontanare da questa.

Contemporaneamente a ciò, Biden, solo verbalmente, ha cercato di riaprire quel capitolo che sembrava essere chiuso da tempo, e cioè di internare l’Ucraina nella Nato, come è successo con le altre Repubbliche.
A seguito di questo corteggiamento ostinato da parte di Biden, Putin farà una dichiarazione abbastanza forte, nell’aprile del 2021, davanti ai membri del Parlamento, affermando che “la Russia ha stabilito alcune linee rosse e che se verranno superate la reazione sarà asimmetrica, rapida e durissima”.

La famosa “linea rossa” di cui parla Putin, potrebbe anche far riferimento alla linea diretta di telecomunicazione che collega gli Stati Uniti d'America e la Russia (chiamata, appunto, “linea rossa”) riferendosi all’attuale “intesa pacifica” che si potrebbe rompere nel caso in cui “ci fosse un passo falso da parte degli USA”. In genere, queste linee rosse non sono altro che i confini “massimi” delineati da un determinato Stato che non devono essere valicati da altri continenti per poterne conservare la sicurezza territoriale.

In seguito a ciò, dopo una serie di attacchi verbali, il segnale di Putin fu quello di posizionare circa 100mila uomini al confine ucraino, a dimostranza del fatto che la Russia è “pronta a preparare un’invasione”.

In conclusione, perché si è tornati a parlare di questo conflitto?

Verso la fine del 2021 si poteva conclamare che il dialogo era del tutto interrotto tra Biden e Putin e, quindi, si poteva considerare una “guerra fredda” tra i due territori. Di fatto, considerando che la Russia non ha confini territoriali naturali (montagne) spiega l’ammassamento militare al confine dell’Ucraina. Bisogna considerare che l’Ucraina è da sempre, sin dalla storia più antica, la sentinella portante della Russia, che ne difende il confine occidentale e che, nel caso in cui questa venisse inglobata dalla Nato, e quindi dagli Stati Uniti, significherebbe per l’ex Unione Sovietica avere i nemici “all’entrata della porta di casa”.

D’altro canto gli Stati Uniti vogliono completare la loro “opera a stampo coloniale” avviata con le altre Repubbliche dell’ex URSS nei territori dell’Est, al fine di contenere la Russia per evitare la sua estensione verso occidente.

L’atteggiamento dell’Ucraina sembrerebbe preferite l’internamento nella NATO, tenendo conto della sua fragilità interna che teme una possibile invasione russa, alla quale la piccola Nazione non potrebbe far fronte da sola. Il suo ruolo di “pedina” è accentuato dal fatto che ogni richiesta di aiuto verso l’Europa sembra del tutto vana e non presa in considerazione, in particolar modo quella nei confronti della Germania, la quale sembrerebbe non voler rovinare i rapporti commerciali che attualmente detiene con la Russia per le forniture di gas.

Nel 2022 l’evoluzione degli avvenimenti è sfociata nella mossa tattica della Russia della proposta di un “patto diplomatico” in cui Putin chiedeva il ritiro delle forze militari nelle altre Repubbliche già inglobate dalla Nato (Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Croazia e Albania). Gli Stati Uniti ovviamente hanno rifiutato tale proposta, riaprendo un colloquio tra le parti. In particolare, sono avvenuti diversi colloqui telefonici tra il segretario di Stato degli USA, Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov.

Questo è molto importante per lo svolgimento degli eventi, poiché lascia intendere che le parti sono tornate a parlare, c’è un dialogo e quindi la possibilità di un accordo diplomatico.

In questi colloqui gli Stati Uniti, quindi anche la NATO, hanno definito la loro posizione, cioè quella di non essere obbligati a intervenire nel caso di un’invasione da parte della Russia in Ucraina, poiché, di fatto, l’Ucraina non fa parte degli Stati della NATO. Ciò nonostante, nel caso in cui si presentasse questa condizione, saranno previste serie sanzioni (non ci è dato sapere che tipo di sanzioni).

L’atteggiamento degli Stati Uniti potrebbe essere una risposta alla “preparazione preventiva” della Cina durante le prime settimane del 2022. Sarebbero stati avvistati, e successivamente denunciati dal Ministero della difesa di Taiwan, 39 aerei, di cui 34 caccia, 4 aerei da guerra elettronica e un bombardiere a largo delle coste cinesi.

In conclusione, se consideriamo l’andamento dei fatti, gli Stati Uniti sono gli unici che non hanno nulla da perdere e, quindi, gli unici che realmente potrebbero intervenire e cambiare completamente le carte in tavola. Dal canto suo, Putin non vuole passare storicamente come “il presidente che si è lasciato scappare l’Ucraina” e, dopo aver mosso un esercito al confine, è difficile potersi tirare indietro.

Consideriamo, inoltre, che l’altra parte della medaglia, e cioè gli altri Paesi della Nato, non sembrerebbero essere pienamente d’accordo con queste “sanzioni” annunciate dagli Stati Uniti. Potenze come Germania, Italia, ecc; sanno bene che, avere contro la Russia, potrebbe portare ad un grandissimo disastro economico.

Per concludere, l’Ucraina è la vera “vittima” nelle sue vesti di pedina, sottomessa a un gioco di potenze che potrebbe far crollare definitivamente una delle Nazioni più povere del continente europeo.