Catanzaro, abusi su pazienti oncologici: infermiere rimesso in libertà
Sinopoli, ai domiciliari dallo scorso settembre, avrebbe abusato di due pazienti oncologici mentre eseguiranno la chemioterapia
Una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso il sistema sanitario regionale e i professionisti medici che, ogni giorno, sono impegnati nei nostri ospedali. Il Tribunale di Catanzaro in composizione collegiale, presieduto da Beatrice Fogari, ha posto in libertà in via anticipata e con effetto immediato Domenico Sinopoli, difeso di fiducia dall'avvocato Armando Chirumbolo. La decisione è giunta nel corso dell'udienza del processo cui è sottoposto Sinopoli, dopo le deposizioni dei medici e del personale sanitario che lavora nell'Azienda Ospedaliero - Universitaria "Renato Dulbecco" di Catanzaro, sentiti nella loro qualità di testimoni.
Episodi di violenza sessuale alla Dulbecco
Sinopoli era agli arresti domiciliari dal settembre dello scorso anno, dopo essere stato arrestato per presunti episodi di violenza sessuale ai danni di alcuni pazienti del reparto di Oncologia del presidio ospedaliero De Lellis - ora parte dell'Azienda Dulbecco - violenza privata, peculato e concussione.
Reati che, secondo la ricostruzione della Procura di Catanzaro, avrebbe commesso nell'esercizio delle sue funzioni di infermiere professionale operante nello stesso reparto. Il processo è stato poi rinviato al 23 maggio 2025.
Infermiere approfitta di due pazienti oncologici
Il quadro presentato dall'accusa nel giudizio per direttissima dopo l'arresto, Sinopoli avrebbe approfittato delle condizioni di “inferiorità (fisica e psicologica)” di due pazienti oncologici costringendoli a subire abusi mentre erano stesi, con la flebo al braccio, a ricevere la terapia chemioterapica. Inoltre Sinopoli avrebbe anche intimato ai due pazienti di non denunciare nulla riguardo a quanto accaduto “evocando conoscenze criminali di un certo calibro nell’ambiente lametino”.
L’uomo, infine, avrebbe anche approfittato dell’errore di una persona che desiderava prenotarsi per una visita e avrebbe indebitamente ricevuto da questa la cifra di 120 euro per una “prenotazione e successiva esecuzione di una visita ematologica, visita che non aveva mai luogo”.