Pronto soccorso appena inaugurato
Medici e infermieri durante la presentazione del nuovo Pronto Soccorso

Recentemente, il Programma Nazionale Esiti (PNE) 2024, presentato dall’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) ha offerto uno sguardo aggiornato sulle condizioni sanitarie regionali in Italia, evidenziando un’importante evoluzione per Calabria e Sicilia. Secondo Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas, entrambe le regioni, a lungo rimaste nelle ultime posizioni in termini di qualità sanitaria, hanno registrato un significativo miglioramento nel 2023. La Calabria, in particolare, ha fatto un “notevole balzo in avanti” rispetto agli anni passati, lasciandosi alle spalle il triste primato di ultima nella classifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tuttavia, nonostante i risultati incoraggianti, è essenziale analizzare criticamente questi progressi e chiedersi cosa significhino concretamente per il futuro della sanità in queste regioni.

Un Sistema di Valutazione Importante ma Imperfetto

Il Programma Nazionale Esiti (PNE) rappresenta uno strumento essenziale per monitorare le prestazioni delle strutture sanitarie su tutto il territorio nazionale, producendo una grande quantità di dati che permettono di confrontare le diverse regioni italiane. Questo sistema ha il vantaggio di rilevare, in maniera oggettiva, i risultati raggiunti in termini di efficienza e qualità del servizio offerto, puntando a incentivare il miglioramento su scala nazionale. È innegabile che i dati mostrino un miglioramento in Calabria e Sicilia rispetto agli anni precedenti, ma è altrettanto importante domandarsi se il miglioramento sia diffuso e se, soprattutto, sia percepibile nella vita quotidiana dei pazienti.

Ingresso reparti ospedali 

Calabria e Sicilia: Un Balzo in Avanti, Ma Da Dove?

Quando si parla di un “balzo in avanti” della sanità calabrese e siciliana, è necessario contestualizzare cosa questo significhi. La Calabria, fino a pochi anni fa, era tra le regioni italiane con i maggiori problemi di assistenza sanitaria: ospedali mal equipaggiati, lunghe liste d’attesa, carenza di personale e strutture obsolete erano alcuni dei problemi principali. La Sicilia, pur trovandosi in una situazione lievemente migliore, affrontava comunque problematiche simili, con disservizi che spingevano numerosi pazienti a cercare assistenza fuori regione.

Il “balzo in avanti” menzionato da Mantoan riflette un progresso importante, ma partire da una situazione così critica significa che c’è ancora molto lavoro da fare per garantire uno standard paragonabile a quello delle regioni settentrionali, che storicamente offrono servizi più efficienti. Una delle sfide principali è dunque colmare il divario Nord-Sud, che continua a esistere nonostante questi segnali positivi. Se è vero che sono stati fatti progressi, è altrettanto evidente che la strada verso un’assistenza sanitaria di qualità e accessibile per tutti i cittadini è ancora lunga.

Il Ruolo del Commissario e il Problema delle Risorse

Uno dei fattori che ha contribuito ai miglioramenti in Calabria è stato l’intervento del commissario Roberto Occhiuto, che ha preso in mano la situazione sanitaria della regione. Grazie al suo operato, la Calabria è riuscita ad affrontare alcuni dei problemi che affliggevano il sistema sanitario regionale, migliorando sia la gestione delle risorse sia l’organizzazione dei servizi.

Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto

Nonostante ciò, il ruolo del commissario evidenzia una criticità del sistema sanitario calabrese: la necessità di un controllo esterno per ottenere miglioramenti significativi. La gestione commissariale, infatti, è spesso sintomatica di una mancanza di governance efficace a livello regionale, e suggerisce che, una volta terminato il mandato del commissario, le criticità potrebbero riemergere. Questo mette in luce la necessità di un piano a lungo termine che permetta alle regioni di gestire autonomamente i propri servizi sanitari, senza dover contare su interventi straordinari per mantenere un livello adeguato di assistenza.

Inoltre, il problema delle risorse resta centrale: il Sud Italia, e in particolare la Calabria e la Sicilia, continuano a ricevere meno finanziamenti rispetto alle regioni settentrionali. Se non si interviene in modo strutturale, incrementando i fondi a disposizione e incentivando il personale sanitario a rimanere e lavorare nel Mezzogiorno, il rischio è che i progressi siano temporanei.

L'Accesso ai Servizi per i Cittadini: Cambiamenti Percepiti?

Un aspetto fondamentale da considerare è il reale impatto di questi miglioramenti sulle vite dei cittadini calabresi e siciliani. Le statistiche possono indicare un progresso, ma è essenziale che questo si traduca in una percezione positiva da parte dei pazienti e in un miglioramento tangibile delle loro esperienze con il sistema sanitario. Ad esempio, uno dei problemi più frequenti per i residenti di queste regioni è la necessità di doversi spostare fuori regione per ottenere cure specialistiche. La “migrazione sanitaria” dal Sud al Nord Italia non solo ha costi elevati per il sistema sanitario, ma è anche un chiaro indice della diseguaglianza esistente tra le diverse aree del Paese.

Per quanto il “balzo in avanti” possa essere registrato nelle valutazioni di Agenas, è cruciale osservare se nel lungo periodo ci sarà una diminuzione di questo fenomeno, che rappresenterebbe una testimonianza diretta dell’efficacia dei cambiamenti intrapresi. Fino a quando non si ridurrà la dipendenza dalle strutture settentrionali, è difficile affermare che il sistema sanitario del Sud sia davvero all’altezza delle aspettative dei cittadini.

Verso una Sanità Equa e di Qualità: Sfide Future

Il percorso verso un sistema sanitario equo, in cui tutte le regioni italiane possano garantire livelli di assistenza adeguati e omogenei, è ancora disseminato di sfide. La carenza cronica di personale, soprattutto nelle aree più remote e svantaggiate, rende difficile per le strutture sanitarie locali offrire servizi di qualità. Inoltre, la mancanza di investimenti e di incentivi per attrarre giovani professionisti della salute nelle regioni meridionali continua a rappresentare un limite significativo.

Uno dei passaggi fondamentali per consolidare i progressi compiuti sarà la stabilizzazione dei finanziamenti destinati alle regioni del Sud e l’introduzione di piani di formazione e assunzione che rispondano alle esigenze reali dei territori. Solo attraverso una strategia che combini risorse, personale e una gestione efficace sarà possibile mantenere e migliorare i risultati raggiunti, evitando che questi passi in avanti si trasformino in episodi isolati.

Infermiere con provette di sangue in ospedale 

Realizzare una VERA Sanità per Tutti

Le parole di Mantoan e i risultati del PNE rappresentano certamente una buona notizia per Calabria e Sicilia, dove per anni si è assistito a una gestione sanitaria carente e problematica. Tuttavia, questi progressi non devono far abbassare la guardia, né devono farci dimenticare che il divario tra Nord e Sud esiste ancora, con conseguenze dirette sulla qualità della vita dei cittadini. Il “balzo in avanti” di cui parla Agenas deve essere accolto positivamente, ma va analizzato come un primo passo di un percorso molto più complesso.

Garantire una sanità di qualità a tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di appartenenza, richiede impegno, investimenti e, soprattutto, un cambiamento culturale che promuova la salute come diritto inalienabile, non come un privilegio legato alla propria collocazione geografica. Se vogliamo che il Sud continui a progredire, è necessario che lo Stato e le istituzioni locali si impegnino a lungo termine per un sistema sanitario che metta al centro il cittadino, offrendo a tutti l’opportunità di ricevere cure adeguate, tempestive e accessibili.