Nuccio Loreti, lo scultore del ferro che fa volare l’anima dell’arte
Sin da ragazzo, inizia a sperimentare, spinto dalla curiosità, dalla passione e da un talento innato

C’è un momento nella vita in cui non è l’uomo a scegliere la materia, ma è la materia a scegliere l’uomo. Se il caso – come scriveva lo storio e critico d'arte prof. Dott. Giuseppe Giglio – è più in amore con la natura delle cose di quanto non lo sia l’ordine, allora è proprio per caso che un giorno il ferro incontrò Nuccio Loreti, per farne suo fedele vassallo, artigiano d’arte, scultore dell’anima. Nato in un quartiere di Catanzaro, Loreti ha ereditato dal padre il mestiere di fabbro, crescendo tra scintille e martelli, avanzi di metallo e saldature. Ma nel suo animo qualcosa fermentava: la voglia di creare, di modellare, di trasformare quel materiale freddo in emozione calda e vibrante. Sin da ragazzo, inizia a sperimentare, spinto dalla curiosità, dalla passione e da un talento innato. La prima opera importante arriva presto: un’elica in ferro a soli quattordici anni. Da lì in poi, la sua crescita artistica diventa un continuo avvicinarsi all’essenza della forma. Pittura, disegno, studio dell’anatomia e della materia. Ma è nella scultura che trova il suo linguaggio più autentico. Il suo ferro parla, urla, sussurra. E comunica.
Un linguaggio di metallo per raccontare l’invisibile
Il segreto dell’arte figurativa – si dice – è quello di riuscire a esprimere ciò che le parole non possono. Loreti riesce a farlo piegando il metallo, creando opere dense di significato, come “Il cavallo e l’aquila”, che vibrano di forza e movimento. Il suo percorso passa da un naturalismo iniziale a un’espressione più profonda e personale, dove il ferro diventa testimone delle sue emozioni interiori. Non è solo scultura: è comunicazione, è linguaggio dell’anima. Schivo, riservato, di poche ma incisive parole, Nuccio Loreti affida alle sue creazioni la propria voce, la propria identità, la propria inquietudine. Perché – come ama dire – la materia ha una saggezza dimenticata dall’uomo. Ogni lastra, ogni pezzo di metallo ha una tensione, una storia da ascoltare. Ed è in quel rapporto di ascolto e lotta che l’artista riesce a trasformare la materia in forma, l’impulso in armonia, il caos in poesia.Loreti, come “u Ciaciu” prima di lui, non crea solo opere, ma costruisce ponti invisibili tra l’uomo e la bellezza, tra la materia e lo spirito, tra l’oggi e la memoria di una città – Catanzaro – che continua a parlare attraverso le mani dei suoi artisti.