La nostra memoria corta sarà l'arma più potente della prossima pandemia: Anthony Fauci lancia un appello, affinché le lezioni imparate con il Covid-19 non cadano nel vuoto e gli obiettivi da raggiungere per arrivare preparati alle sfide del futuro non falliscano.




Fauci, ora professore all'Università di Georgetown dopo quasi 40 anni come direttore dell'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive presso i National Institutes of Health statunitensi, descrive la sua preoccupazione più grande, la mancanza di memoria collettiva, in un articolo pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine.

 

"Se c'è una storia di successo che il Covid-19 ha mostrato - afferma Anthony Fauci - è quella che riguarda la scienza di base e clinica".

 

Secondo l'esperto, questo successo è da attribuire a decenni di investimenti nella ricerca di base, che hanno portato ai grandi risultati ottenuti da Drew Weissman e Katalin Karikò, insigniti del Premio Nobel 2023 per la Medicina e la fisiologia proprio per le scoperte che hanno consentito lo sviluppo di vaccini efficaci a base di Rna messaggero contro Covid-19.

L'immunologo, spesso percepito come il volto della risposta della sanità pubblica durante la pandemia negli Stati Uniti, insiste anche sui fallimenti: dalla disconnessione tra l'erogazione dell'assistenza sanitaria e l'infrastruttura sanitaria pubblica, allo scarso coordinamento tra le varie istituzioni, fino ai problemi di approvvigionamento e alla disinformazione.

"Più e più volte, con il trascorrere del tempo dalla comparsa di una sfida per la salute pubblica, e con il calo di contagi, ricoveri e decessi, l'opportunità di sfruttare il momento per prepararsi alla prossima sfida sembra fallire", dice Fauci.

 

"Spero che la memoria del Covid-19 duri più a lungo e che continui a suscitare interesse e sostegno.

 

In caso contrario - conclude - tanti di noi passeranno molte notti insonni o funestate da incubi".