Non è più un fenomeno da sottobosco criminale. A Crotone e in tutta la sua provincia, la cocaina è diventata la nuova normalità. È visibile, accessibile, sfacciata. La si trova nei bagni dei bar, nei locali notturni, nelle villette di periferia come nei centri sportivi. In un territorio già ferito da disoccupazione, isolamento e marginalità, la “polvere bianca” è diventata la scorciatoia per il successo, il simbolo dell’ascesa, il marchio tossico di una generazione alla deriva.

Non si tratta più solo di droga. È un codice culturale. È un virus che ha infettato rapporti, valori, abitudini. A Crotone non serve scavare: la cocaina è ovunque.

Sert in trincea: “Impennata del 30% nei nuovi casi”

Secondo gli ultimi dati forniti dal Sert dell’Asp di Crotone, il 2024 ha visto una crescita del 30% delle richieste di trattamento legate all’uso di cocaina, con un picco tra i giovani tra i 20 e i 40 anni, ma anche un preoccupante aumento tra i minorenni. “La fascia più colpita non è più quella della marginalità – spiega un medico del Sert – ma quella della classe media, dei lavoratori precari, degli studenti. C’è una forte normalizzazione del consumo: non c’è vergogna, non c’è più paura. La cocaina è entrata nei riti quotidiani, persino in contesti familiari”.

Il Sert denuncia anche la carenza cronica di risorse, personale e strutture per far fronte a un’ondata di richieste sempre più gravi e complesse. “Ci sentiamo soli – aggiungono – mentre il fenomeno cresce, lo Stato taglia”.

Forze dell’ordine: ondata di arresti ma “è solo la punta dell’iceberg”

Nel primo trimestre del 2025, Carabinieri e Polizia di Stato hanno portato a termine numerose operazioni antidroga su tutto il territorio provinciale. A Isola Capo Rizzuto, sono stati arrestati 6 soggetti legati a un’organizzazione dedita allo spaccio a domicilio; a Cirò Marina, è stato smantellato un giro di consegne “porta a porta” con base operativa in un’autofficina. A Crotone città, una maxi-operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo ha portato al sequestro di oltre 12 chili di cocaina pura, nascosta tra prodotti alimentari diretti a un supermercato.

Il Comando Provinciale dei Carabinieri non usa mezzi termini: “Siamo di fronte a una struttura criminale evoluta, ramificata, che agisce con codici economici. Non è più solo microspaccio. C’è riciclaggio, c’è connivenza, c’è una rete che attraversa categorie insospettabili. E c’è una domanda sempre più alta.”

Società alla deriva: la cocaina come identità collettiva

Il vero danno, però, è quello invisibile. La cocaina non distrugge solo corpi, ma frantuma comunità. A Crotone, la sfiducia reciproca è diventata norma. L’empatia è sospesa. Il confronto è diventato competizione tossica. Le notti si trasformano in palcoscenici di eccessi dove la forza non è mentale, ma chimica. “Chi non consuma è fuori dal giro,” dice un giovane che frequenta i locali della marina. “Qui se non appari, non esisti.”

Cultura assente

Nel deserto di visione delle istituzioni locali, la risposta è sempre la stessa: repressione, emergenza, silenzi. Nessun piano strutturato di prevenzione, nessun investimento serio in cultura, aggregazione, lavoro. Mentre le periferie si desertificano, le scuole diventano contenitori vuoti e le associazioni chiedono aiuto, la politica si gira dall’altra parte.

Un educatore del quartiere Fondo Gesù lancia l’allarme: “Qui lo Stato arriva solo con le retate. Ma dopo, chi resta? Chi ascolta questi ragazzi quando si spegne la sirena della volante?”

Una provincia al bivio

Il caso Crotone è simbolo di una Calabria che rischia di arrendersi. La cocaina non è più un incidente. È un paradigma. È un modello economico, culturale e sociale. Una scorciatoia che sta diventando strada maestra.

Il punto di rottura è stato superato. Ora resta solo una domanda: Crotone ha ancora voglia di salvarsi, oppure ha già scelto di affondare nel silenzio?

Perché, come dice un operatore del Sert, “chi pippa, scappa. Ma chi finge che vada tutto bene, tradisce”.