Il DDL Zan muore definitivamente nel segreto dell’urna a Palazzo Madama. Con 153 voti favorevoli su 142 contrari, viene definita la tagliola che ha bloccato l’iter per l’esame del testo di legge, come richiesto da Lega e Fratelli d’Italia. A distanza di un anno dalla sua approvazione a Montecitorio, affonda così la proposta che avrebbe contrastato la violenza sulle minoranze basata su atti omofobi, misogini e razzisti. «Responsabile di questo voto è chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare» dichiara Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico e attivista LGBT, a seguito della concessione del voto segreto da parte di Elisabetta Castellati, presidente del Senato, il quale afferma a sua difesa di “essere chiamata solo a giudicare sulla votazione segreta”. Votazioni che non avrebbero fatto quadrare le approvazioni previste, a quanto afferma Valeria Fedeli, senatrice dem: “Ovviamente non credo che fosse previsto questo andare a un voto al buio. Mi si diceva sempre che i numeri c'erano, lo ha fatto anche il segretario Letta”. Sul fronte dell’opposizione, invece, non mancano applausi ed esultazioni. «Cala il sipario su una pessima proposta di legge.” dichiara Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia “Non abbiamo mai cambiato idea: in Senato siamo stati l’unico gruppo interamente presente e unito». Che il DDL Zan verrà riproposto, nella prossima legislatura, con un nuovo testo rimarrà un dubbio a cui, momentaneamente, si dovrà attendere risposta. Sicuramente i veri sconfitti, ad oggi, sono coloro i quali della proposta di legge contro la discriminazione di genere ne hanno creato una speranza al cambiamento, il quale sembra allontanarsi sempre di più dal traguardo.