Il 60% dell’elettricità utilizzata in Italia deriva dal gas: lo rivela Elettricità Futura, la principale associazione che rappresenta le aziende elettriche italiane. Con il costo dei barili schizzato sopra i 100 dollari per via del blocco causato dalla guerra in Ucraina, l’Italia rischia di sprofondare sempre di più in una crisi energetica senza precedenti.

Il conflitto russo-ucraino, infatti, ha alimentato ancora di più il deficit energetico, già maturata negli scorsi anni, costando al Paese quasi 20 miliardi di euro.

Le associazioni di rappresentanza delle società elettrica sono state chiare: bisogna puntare sull’energia rinnovabile. Una richiesta che si protrae da anni e anni, su cui sono stati stilati progetti ed obbiettivi senza andare mai realmente in porto.

Tra l’altro, secondo le associazioni, i soldi ci sono: il settore è pronto a investire 85 miliardi di euro per i prossimi 3 anni.

Nel 2019 l’Italia ha trasmesso la versione definitiva del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, il famoso PNIEC: questo definisce gli obiettivi nazionali al 2030 e le misure necessarie all’efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2.

In primis, il settore elettrico, poneva dei punti di arrivo molto importanti: copertura del 55% dei consumi (lordi) di energia elettrica derivata da fonti rinnovabili ed eliminazione graduale della generazione del carbone, prevista per il 2025.

Per coprire l’intero fabbisogno energetico del territorio italiano con le sole rinnovabili, considerando, quindi, anche trasporti e industrie, servirebbero 350 GW di potenza installata. Sarebbe necessario che per i prossimi tre anni, venissero installati 60 GW di capacità rinnovabile ma, ad oggi, siamo ancora molto lontani da questa soglia. “A fronte di oltre 1,5 GW all’anno necessari per raggiungere gli obiettivi nazionali, si installa meno di un terzo della potenza necessaria” questo quanto dichiarato Simone Togni, Presidente dell’ANEV.