Annona Cherimola
Annona Cherimola

Nonostante le condizioni climatiche ideali e la crescente domanda di frutti tropicali in Europa, l’Annona cherimola rimane una coltura marginale in Calabria. La sua coltivazione è limitata a pochi ettari nella provincia di Reggio Calabria, senza un’infrastruttura significativa che ne supporti l’espansione. Questo scenario rappresenta un’opportunità persa per una regione che fatica a valorizzare le sue eccellenze agricole come motore economico.

Le difficoltà della coltivazione su larga scala

La cherimoya, pur adattandosi bene al clima mediterraneo, richiede una gestione agricola attenta. La pianta necessita di cure specifiche, come la potatura regolare, l’irrigazione controllata durante l’estate e la protezione dalle gelate occasionali. Inoltre, la raccolta è complessa: i frutti devono essere raccolti manualmente al giusto grado di maturazione, per evitare danni o scarti.

I costi di manodopera e di gestione, già elevati in un contesto agricolo, si sommano alle difficoltà logistiche legate alla conservazione e al trasporto di un frutto deperibile. La mancanza di cooperative o consorzi locali per condividere risorse e abbattere i costi rende difficile per i piccoli produttori intraprendere questa coltivazione in modo sostenibile.

Il ruolo della Regione Calabria e delle istituzioni

Perché l’Annona cherimola non viene considerata una coltura trainante dell’agricoltura calabrese? Una delle ragioni principali è l’assenza di un piano strategico da parte delle istituzioni regionali. La Regione Calabria, pur promuovendo altre eccellenze come il bergamotto e la cipolla rossa di Tropea, non ha ancora sviluppato progetti mirati a incentivare la coltivazione della cherimoya. Questo si traduce in una mancanza di sostegno economico, tecnico e logistico per gli agricoltori.

Gli aiuti potrebbero includere:

  • Sussidi diretti per la piantumazione e la gestione delle colture nei primi anni.
  • Formazione tecnica per gli agricoltori sulle migliori pratiche di coltivazione e gestione della cherimoya.
  • Creazione di cooperative per facilitare l’acquisto di attrezzature e la condivisione di risorse.
  • Investimenti nella logistica, come celle frigorifere e reti di trasporto, per migliorare la conservazione e la distribuzione del prodotto.

Il mercato internazionale: un’occasione mancata

L’Europa sta registrando un crescente interesse per i frutti tropicali, trainato dall’aumento della domanda di alimenti esotici e salutari. La cherimoya, con il suo profilo nutrizionale ricco di fibre e antiossidanti, potrebbe inserirsi in questo mercato di nicchia. Tuttavia, la Calabria non è riuscita a capitalizzare su questa opportunità. La Spagna, ad esempio, ha sviluppato un mercato solido per la cherimoya nella regione dell’Andalusia, con un’organizzazione efficiente della filiera che include ricerca agricola, produzione su larga scala e marketing internazionale. La Calabria potrebbe seguire questo modello, ma servirebbero investimenti mirati e una visione strategica a lungo termine.

Un problema di mentalità e infrastrutture

Un altro ostacolo è rappresentato dalla mentalità conservatrice che caratterizza parte dell’agricoltura calabrese. Molti produttori sono riluttanti a sperimentare nuove colture, preferendo investire in quelle tradizionali. Questa mancanza di diversificazione, combinata con infrastrutture agricole inadeguate, limita la competitività della regione. La cherimoya, nonostante il suo potenziale, richiede un cambio di paradigma. Gli agricoltori devono essere incoraggiati a vedere questa coltivazione come un’opportunità di crescita e innovazione, piuttosto che un rischio.

Il turismo e la gastronomia come alleati

La cherimoya potrebbe anche essere valorizzata attraverso il turismo e la gastronomia. La Calabria, con il suo patrimonio culinario e il crescente interesse per l’agriturismo, potrebbe promuovere il frutto come un’eccellenza locale, attirando visitatori curiosi di scoprire sapori unici. Eventi enogastronomici, mercati agricoli e collaborazioni con chef rinomati potrebbero contribuire a costruire una narrazione intorno alla cherimoya, trasformandola da prodotto di nicchia a simbolo della biodiversità calabrese. L’Annona cherimola rappresenta un’opportunità non sfruttata per l’agricoltura calabrese. Le difficoltà legate ai costi, alla logistica e alla mancanza di supporto istituzionale sono ostacoli reali, ma superabili con un approccio integrato. La Regione Calabria dovrebbe intervenire con politiche mirate, incentivi economici e strategie di marketing per valorizzare questo frutto e renderlo un elemento chiave del rilancio economico regionale. Solo allora la cherimoya potrà davvero diventare un simbolo della capacità della Calabria di innovare e crescere.