Neonata rapita a Cosenza: la struttura sotto accusa per gravi falle nella sicurezza
Lo avrebbero fatto perché Rosa Vespa non può avere figli: avevano infatti simulato una gravidanza con i parenti. All'arrivo della polizia, stavano festeggiando per la nascita e Sofia indossava abiti da maschietto
Una vicenda drammatica che ha tenuto col fiato sospeso la Calabria e la nazione intera. Scena da film, quelle viste ieri sera nella capitale bruzia, eppure era la triste realtà: la piccola Sofia Cavoto, di pochi giorni, dopo un folle rapimento, è tornata ad abbracciare i suoi genitori. Una storia che ha dell'incredibile, soprattutto per i retroscena che nasconde. Ma andiamo per ordine e ricostruiamo questa intricata, quanto assurda vicenda.
La grave falla nei protocolli di sicurezza
Il rapimento della neonata Sofia ha sollevato pesanti interrogativi sulla sicurezza della struttura sanitaria. Nonostante il lieto fine, con la piccola ritrovata sana e salva e i due rapitori arrestati - come vi abbiamo comunicato, per primi e nel dettaglio, ieri sera - restano dubbi su come sia stato possibile che due persone riuscissero ad accedere liberamente e senza controlli in un reparto tanto delicato, sottrarre una neonata e uscire senza che nessuno - dalle guardie al personale medico - si accorgesse di nulla.
Com’è possibile che nessuno abbia notato due estranei portare via una neonata? Una domanda che scuote non solo i genitori coinvolti, Federico Cavoto e Valeria Chiappetta, ma anche l’intera comunità e l'opinione pubblica che, guardinga, non si astiene da giudizi su quanto accaduto. La clinica come tutte le strutture sanitarie, dovrebbe infatti garantire un alto livello di sicurezza, specialmente nei reparti più sensibili come quello neonatale. E invece abbiamo assistito all'impietoso spettacolo di due ceffi che hanno preso e portato via una piccola creatura.
Aqua Moses e Rosa Vespa, la coppia “senza bambino”
A rendere ancora più atroce e assurdo il rapimento della piccola Sofia è la storia costruita dai due responsabili, colti in flagrante e arrestati ieri sera a Castrolibero nei pressi della loro casa, il senegalese Aqua Moses e l’italiana Rosa Vespa. Lei, 51 anni, di Cosenza, lui 43 extracomunitario. Una storia d'amore folle, quanto folle è stato il loro gesto. La donna, secondo quanto si è appreso sbirciando sui suoi social, ha simulato la gravidanza per 9 mesi ed una settimana fa aveva postato il finto “lieto evento”, la nascita di un bambino. E per portare avanti la sceneggiata - che più che napoletana e risultata poi essere una tragedia - affiancata da Moses ha rapito la povera Sofia che è stata ritrovata vestita da maschietto. Secondo alcune testimonianze - ora tute al vaglio degli inquirenti - la donna è stata per ore nei pressi della clinica.
Una storia dal lieto fine, ma piena di criticità
Fortunatamente, la vicenda si è conclusa con il ritrovamento della neonata e il suo ricongiungimento con i genitori Valeria e e Federico, che l’hanno stretta di nuovo tra le braccia poche ore dopo l'accaduto. Nonostante il sollievo per l’esito positivo, rimane l’amarezza per una vicenda che non sarebbe mai dovuta accadere. La clinica, così come tutte le strutture ospedaliere, ha il dovere di garantire la sicurezza dei suoi pazienti, in particolare dei più vulnerabili.
Sull'accaduto è intervenuto anche Saverio Greco, proprietario e responsabile della struttura legale del gruppo IGreco, proprietaria della clinica. «Sono stati attimi molto molto difficili soprattutto per la famiglia, per la mamma. Ringraziamo soprattutto le forze dell’ordine che sono state veramente veramente brave».
«La donna – ha detto Greco – è entrata alle 18.09 durante l’orario di visita e non chiediamo a chi entra i documenti d’identità. Quanto accaduto ci farà ripensare alle misure di ingresso. Ero con la polizia – ha concluso – quando siamo arrivati nella casa segnalata e c’era una festa addobbata quindi come se ci fosse una nascita di un bambino. La piccola era vestita con abitini da maschietto".
I ringraziamenti di mamma Valeria
Dopo ore di apprensione e la sua bimba finalmente tra le braccia, Valeria Chiappetta ha voluto ringraziare tutti con un dolce messaggio su Facebook: "mi state scrivendo in migliaia, da ogni parte dell’Italia…vorrei rispondere singolarmente a tutti ma non riesco..
Questa è la nostra famiglia che ieri sera si stava sgretolando in mille pezzi.. Le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro eccezionale, mentre io avevo perso le speranze, un'intera città anzi REGIONE si è bloccata per cercare la nostra bambina. Non penso che riuscirò mai a superare questa cosa, ma il lieto fine è che Sofia stia bene. GRAZIE GRAZIE GRAZIE A TUTTI VORREI ABBRACCIARE OGNI SINGOLA PERSONA. Una mamma e un papà che ieri sono morti e risorti".
Una dolceamara lezione da imparare
La vicenda della piccola Sofia, pur avendo avuto un epilogo positivo, è un atto di accusa contro l’intero sistema di sicurezza delle strutture sanitarie italiane. È una storia che mette in luce falle gravi e responsabilità ancora non chiarite. Non possiamo più tollerare leggerezze del genere. Ogni negligenza rappresenta un pericolo concreto e immediato per i pazienti e le loro famiglie. Questa tragedia deve essere un punto di svolta. I cittadini italiani meritano strutture sanitarie sicure, non zone grigie dove regnano l’inefficienza e l’impreparazione.