Sanità, la Regione non paga TIM per i servizi del 118: dovrà ora sborsare 260mila euro
Dopo anni di tacito rinnovo per un sistema obsoleto, arriva l'accordo tra la Regione e l'allora Telecom
Un sistema obsoleto di 30 anni fa
Regione Calabria e TIM, una lunga amicizia “dimenticata” e tanti soldi in mezzo. Potrebbe essere riassunto così il rapporto tra la burocrazia calabrese e il colosso Tim, azienda italiana di telecomunicazioni, che negli ultimi giorni sta facendo scalpore per un tacito rinnovo di contratto che potrebbe costare, alla Regione, ben 260mila euro. L’accordo in questione, risalente a quando Tim era ancora conosciuta come Telecom Italia, riguarda i servizi di urgenza-emergenza sanitaria 118 caduti, ahinoi, nel dimenticatoio da ben 30 anni. L'accordo del 1994 aveva infatti come obiettivo principale il miglioramento della comunicazione e della gestione delle emergenze nel Sistema sanitario regionale, introducendo un sistema più efficiente con l'installazione di cinque centrali operative. Con l'aggiornamento del 2000, che ha introdotto la tecnologia ISDN, le aziende hanno potuto beneficiare di una maggiore capacità di gestire più chiamate contemporaneamente, un passo importante per il tempo in cui è stato implementato.
Un contratto senza proroghe
Tuttavia, il fatto che ISDN sia stata successivamente dismessa da TIM evidenzia il rapido evolversi della tecnologia e l'esigenza continua di adattamento e innovazione nel settore delle telecomunicazioni e dei servizi sanitari. Ed è quanto accaduto anche in Calabria dove, nonostante l’amnesia amministrativa che ha continuato a “mantenere vivo” un rapporto ormai obsoleto, le Aziende sanitarie provinciali hanno nel frattempo acquisito i contratti per le linee di collegamento del sistema 118. I contratti relativi alla manutenzione delle centrali operative, però, sono rimasti in capo alla Regione che ha tacitamente rinnovato il contratto con l’allora Telecom Italia. Un contratto senza proroghe formali, però, dove il sistema informatico – ormai in disuso – ha continuato ad opera, ovviamente a singhiozzo: negli anni, infatti, si sono registrate diverse problematiche nell’erogazione gestione dei servizi di emergenza-urgenza affidato alle centrali operative.
La Regione non paga TIM
Tim chiama Calabria ma nessuno risponde
C’è di più: la Telecom – intanto divenuta TIM – ha più volte ha evidenziato più volte la necessità di aggiornare le centrali operative, in particolare quelle di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Tuttavia, le proposte di aggiornamento non sono state formalizzate da parte della Regione, che ha continuato a utilizzare il sistema esistente, ad accumulare credito per un servizio ormai sorpassato e facendo crescere il debito nei confronti dell’azienda di telecomunicazioni.
Il debito di 413mila euro (con sconto)
Dalla controversia, dunque, si passa alla condanna: tra lettere senza risposta per aggiornare la tecnologia e contratti rinnovati tacitamente senza mai onorare i pagamenti, il bilancio per la Regione Calabria – in questa vicenda - è negativo. Nel 2019, l'accoglimento del primo decreto ingiuntivo ha segnato l'inizio di una serie di eventi che hanno messo in luce le difficoltà finanziarie e burocratiche della Cittadella. Nel 2023, dopo un tentativo di ricorso da parte dell'amministrazione, il Tribunale ha condannato la Calabria a una somma di 413mila euro. Questo sviluppo ha spinto la Regione a intraprendere trattative per ridurre l'importo dovuto e, grazie a tali negoziati, l'azienda ha concesso uno sconto di circa 160mila euro.
Tuttavia, questa situazione ha messo in evidenza inefficienze e disguidi all'interno degli apparati burocratici regionali. I costi, alimentati da apparecchiature obsolete e dalla lentezza delle procedure amministrative, continuano a ricadere sulle spalle dei calabresi, sottolineando una realtà in cui la gestione delle risorse pubbliche è spesso compromessa da inefficienze e mancanza di tempestività nelle decisioni. Il caso rappresenta quindi non solo una questione economica, ma anche un esempio delle sfide strutturali che la regione affronta.