Duse e Deledda femministe ante litteram: con Bruno Giordano Guerri e Pierfrancesco Bruni
Eleonora Duse la più grande attrice teatrale della Belle Epoque
Eleonora Duse la più grande attrice teatrale della Belle Epoque
Cent'anni fa ci lasciava Eleonora Duse: soprannominata "la divina" e ritenuta la più grande attrice teatrale della Belle Epoque, la Duse è stata un mito del teatro italiano a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Interpretò un unico film, “Cenere”, tratto dal romanzo di Grazia Deledda che, nel 1927, fu la prima donna insignita del Nobel per la letteratura.
Duse e Deledda
Cosa accomuna Eleonora Duse e Grazia Deledda?
Potremmo definirle due femministe ante litteram: Deledda e Duse, nel XIX secolo, ciascuna nel proprio ambito, diedero il loro contributo per l’emancipazione e la dignità femminile, non fermandosi alle apparenze, non facendosi ostacolare dai pregiudizi e perseguendo i propri obiettivi. L’attrice “divina”, a 100 anni dalla sua morte, e la scrittrice premio Nobel, a 120 anni dalla prima edizione del romanzo “Cenere”, unico film interpretato dalla Duse, saranno celebrate in un convegno che si svolgerà il 23 ottobre, alle 17,30, a Cosenza, a Villa Rendano; il tema: “Eleonora Duse e Grazia Deledda, un Novecento tra teatro e narrativa”.
L'obiettivo dell'appuntamento
L’appuntamento rientra nelle iniziative volute dal Ministero della Cultura, previste in tutta Italia, per la celebrazione del centenario della morte di Duse, e che si svolgono a cura del Comitato nazionale Duse, per la cui presidenza il Mic ha nominato Bruno Giordano Guerri, presidente della fondazione “Il Vittoriale degli italiani”. “Un curioso destino – dice Guerri - unisce e divide Grazia Deledda ed Eleonora Duse. La scrittrice è poco ricordata e, purtroppo, anche poco letta; Duse, della quale non si hanno registrazioni di spettacolo in teatro, ovviamente, per motivi di epoca storica in cui ha vissuto, è famosissima ancora e celebrata. Duse è ricordata anche per la sua famosa storia d’amore con D’Annunzio, ma c’è di più, qualcosa che verrà esplorata proprio in questo convegno”.
Al convegno anche Pierfrancesco Bruni, scrittore e critico letterario, componente della giunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse. “Con la Duse - dice Bruni - le innovazioni teatrali trovano una rivoluzione, che non è soltanto di linguaggi, perché è un linguaggio gestuale quello della Duse, ma un’innovazione dal punto di vista della visione della rappresentazione teatrale. C’è la poesia in Eleonora Duse, e questa rappresentazione poetica è una rappresentazione soprattutto simbolica”.
A dissertare saranno, inoltre: Maria Pia Pagani, università degli studi “Federico II” di Napoli, studiosa dell’università italiana conosciuta a livello internazionale per le sue ricerche sul teatro russo e l’arte di Eleonora Duse; Marilena Cavallo, docente di letteratura italiana, saggista, studiosa di Pirandello, D’Annunzio, Vittorini e di problematiche relative alla letteratura italiana ed europea del Novecento; Mario Bozzo, presidente premio per la Cultura del Mediterraneo; Adele Bonfiglio, direttrice biblioteca nazionale di Cosenza. In video collegamento da Roma, interverrà Bruno Giordano Guerri; previsti i saluti del sindaco di Cosenza Franz Caruso e della dirigente dell’Ambito territoriale di Cosenza, Ufficio V, Loredana Giannicola. L’incontro gode del patrocinio della fondazione “Attilio ed Elena Giuliani”, del Comune di Cosenza, del “Vittoriale degli italiani”, della biblioteca nazionale di Cosenza, dell’Ufficio V dell’Ambito territoriale di Cosenza.
Chi era Eleonora Duse
Eleonora Duse, una delle più grandi attrici tra Ottocento e Novecento, nasce da Vincenzo Duse (in arte Alessandro) e Angelica Cappelletto, due attori. Le vengono dati i nomi di Eleonora, Giulia, Amalia. Al seguito della compagnia teatrale del padre, prende subito confidenza con il palcoscenico. Ha quattro anni, quando, a Chioggia, recita nella parte di Cosetta dei Miserabili di Victor Hugo. A dodici sostituisce la madre ammalata nella parte di Francesca da Rimini di Silvio Pellico. A quattordici è Giulietta. Poi è un susseguirsi di prove sempre più impegnative fino all’ingresso nella compagnia Pezzana-Brunetti nel 1875 e in quella di Ciotti-Belli Blanes nel 1878 nel ruolo di prima amorosa. Nel 1880 diventa prima attrice nella compagnia di Cesare Rossi. Sposa Tebaldo Cecchi un attore discreto ma soprattutto un uomo buono capace di sostenerla: da lui avrà la figlia Enrichetta. Nel 1884 inizia una relazione con Arrigo Boito che lei definisce «il filo rosso della mia esistenza».
Determinante per consolidare la sua vocazione l'incontro avuto con Sarah Bernhardt, ritenuta allora la più grande attrice vivente. Attrice originale e sperimentatrice, Eleonora affina con lo studio la propria ricerca, misurandosi anche con i personaggi moderni di Zola o Ibsen.
Di lei Sergio Tofano (1886-1973):«la sua recitazione era ridotta alla più pura e limpida essenzialità, assolutamente scevra dei tanti barocchismi e capricci vocali cari alle attrici sue contemporanee». Interpreta Teresa Raquin di Zola, La principessa di Bagdad, La signora delle camelie, La moglie di Claudio, Cavalleria Rusticana, Antonio e Cleopatra, Casa di bambola, La donna del mare e numerosissime altre opere d'un repertorio sempre più vasto ed eterogeneo. «È molto più che bella. D’un pallore opaco e un po’ olivastro, la fronte solida sotto le ciocche nere, le sopracciglie serpentine, i begli occhi dallo sguardo clemente, una bocca grande, pesante nel riposo ma incredibilmente mobile e plastica […] La voce è chiara e fine» scrive il critico Jules Lemaitre. Nel 1884 l’incontro con Gabriele D’Annunzio a Venezia: i due già si sono già incontrati di sfuggita a Roma, mentre lui è cronista mondano della «Tribuna». Ma l’incontro decisivo ci sarà l’anno seguente, sempre a Venezia. Eleonora lo ispirerà per otto anni, a lei D’Annunzio dedicherà La città morta e Il Fuoco.