In vigore i Dazi Usa, -20% made in Italy
Un calo del 20% delle vendite dei prodotti agroalimentari Made in Italy colpiti dai superdazi di Trump. E' questo l'effetto stimato dalla Coldiretti dell'entrata in vigore delle nuove tariffe sui prodotti europei, fino a 7,5 miliardi a partire dal 18 ottobre. Dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano fino al Gorgonzola, ma anche salumi, agrumi, succhi e liquori: nella black list degli Usa ci sono beni alimentari per un valore delle esportazioni di circa mezzo miliardo di euro. Il dazio per il Parmigiano Reggiano e per il Grana Padano ad esempio passa - spiega la Coldiretti - dagli attuali 2,15 dollari al chilo a circa 6 dollari al chilo.
Il risultato è che il consumatore americano lo dovrà acquistare sullo scaffale ad un prezzo che sale dagli attuali circa 40 dollari al chilo ad oltre i 45 dollari, con una conseguente frenata dei consumi. "A beneficiare della situazione è la lobby dell'industria casearia Usa (CCFN) - scrive Coldiretti -, che ha esplicitamente chiesto con una lettera di imporre tasse alle importazioni di formaggi europei, al fine di favorire l'industria del falso Made in Italy e costringere l'Unione Europea ad aprire le frontiere ai tarocchi a stelle e strisce.
Le brutte copie dei prodotti caseari nazionali hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, raggiungendo complessivamente i 2,5 miliardi di chili, ed è realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California, con lo Stato di New York al terzo posto". In termini quantitativi, in cima alla classifica - precisa Coldiretti - c'è la mozzarella, con 1,97 miliardi di chili all'anno, seguita dal Parmesan, con 192 milioni di chili, dal provolone con 181 milioni di chili, dalla ricotta con 113 milioni di chili e dal Pecorino Romano con 25 milioni di chili, realizzato però senza latte di pecora, secondo l'analisi della Coldiretti su dati Usda, il Dipartimento dell'agricoltura statunitense.
Se l'Italia paga un conto salato per formaggi, salumi e liquori, la Francia - sottolinea la Coldiretti - stima in circa 1 miliardo il danno economico totale causato dai dazi Usa, che nell'alimentare interessano i vini (escluso lo champagne) ed i formaggi, tranne il Roquefort. La Spagna - continua la Coldiretti - è colpita su olio di oliva, vino e formaggi, mentre la Gran Bretagna viene penalizzata soprattutto in termini di superalcolici, a partire dallo Scotch Whiskey. Ma nel mirino c'è anche la Germania, che si vedrà tassare circa un quinto delle sue esportazioni negli States.
Confagri, filiera lattiero caseario faccia squadra
"Mai come ora la filiera agroalimentare deve rimanere unita e fare squadra per garantire stabilità e mantenere alti il valore e l'identità della produzione". Lo afferma il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, in merito all'entrata in vigore dei dazi Usa, riferendosi in particolare ai prodotti del lattiero caseario italiano, comparto sul quale ricadrebbe il peso di un quarto dell'intero ammontare dei dazi sull'agroalimentare italiano, con conseguenze inevitabili sui consumi e sui mercati. Una scure che incombe anche su altri comparti per cui Confagricoltura ha chiesto la pronta attivazione, se necessario, degli strumenti di gestione del mercato previsti dalla normativa Ue con adeguati finanziamenti. "Bene ha fatto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - commenta Giansanti - a ribadire di persona al presidente Usa Trump l'auspicio dell'apertura di un confronto collaborativo per evitare ritorsioni reciproche deleterie per le rispettive economie". Il presidente di Confagricoltura, riferendosi alle produzioni lattiero-casearie, infine, avverte "in questo preciso momento storico di grande incertezza, occorre più che mai essere compatti, allevatori e trasformatori, per rendere più forte tutta la filiera".
Federalimentare, da Usa aumentati ordini ultimi 2 mesi
È inaccettabile e discriminatorio che il carico delle maggiorazioni daziarie sia stato messo quasi per intero (per l' 88,5% secondo i dati) proprio sull'alimentare. E dico inaccettabile non solo per noi, ma anche per gli Usa, dove i commercianti da circa due mesi stanno "gonfiando" i loro magazzini per fare incetta di quei prodotti che proprio da oggi saranno colpiti dai dazi". Così commenta il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, l'entrata in vigore dei balzelli americani sulle nostre eccellenze. "I dazi non sono mai una buona notizia, ma alla luce di quanto accaduto parlerei di uno scampato pericolo, visto che l'impatto complessivo dei dazi maggiorati sull'Italia è inferiore a quello inflitto a Francia, Germania e Regno Unito", dice ancora Vacondio.
Filiera Italia,nostro Paese colga segnale apertura Usa
Il nostro Paese colga segnale di apertura di Trump e negozi esclusione dei propri prodotti dai dazi. Così Filiera Italia a poche ore dall'entrata in vigore dei balzelli americani sulle nostre eccellenze. "E' finito il tempo dei facili ottimismi, i dazi USA fanno più male alle nostre eccellenze di quanto era sembrato a prima vista", dice Luigi Scordamaglia coordinatore di Filiera Italia. "Il conto per all'agroalimentare italiano è stato presentato ed è particolarmente salato, basti pensare che con 450 milioni di esportazioni colpite il nostro settore paga quasi il 90% dei dazi imposti all'Italia". Ma secondo le analisi di Filiera Italia il danno è ancora maggiore se si considera l'esatta tipologia dei prodotti colpiti "Siamo davanti a un "attacco selettivo" - continua Scordamaglia - riservato a quelle eccellenze del Made in Italy più imitate e contraffatte negli USA". Il settore dei formaggi innanzitutto, spiega Filiera Italia. "Colpendo selettivamente i formaggi a pasta dura (per circa 220 milioni di euro di export)". Ma anche il comparto dei salumi è colpito in maniera chirurgica. Risparmiati i prosciutti, "sono invece colpiti per circa 50 milioni di export salami e mortadelle". Altro comparto di cui si parla poco, "ma che incide per ben 160 milioni di euro di export è quello dei liquori".
Assolatte, export formaggi colpito per 280 milioni
"Gli Stati Uniti hanno deciso di procedere con l'aumento dei dazi colpendo in particolare le esportazioni di formaggi italiani, per cui parliamo di 35 mila tonnellate per un controvalore all'export di circa 280 milioni di euro". Lo ha detto il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, "e questo nonostante gli sforzi diplomatici anche degli ultimi giorni per cui ringraziamo il Presidente Mattarella". "E in questa direzione é necessario continuare a lavorare - termina Ambrosi - per evitare una escalation di dazi che potrebbe peggiorare la situazione e piuttosto approfittare delle recenti aperture del Presidente Trump per chiedere di rivedere le tariffe nei prossimi giorni".
Parmigiano Reggiano, pesano per 30 mln, più penalizzati
L'entrata in vigore - dalle 6 di questa mattina - delle misure contro il 'Made in Europe' decise dall'Amministrazione Trump costerà al Parmigiano Reggiano, in dazi aggiuntivi, 30 milioni di euro facendo del 'Re dei formaggi' il prodotto italiano più penalizzato se si considera che dei 7,5 miliardi di euro di dazi aggiuntivi imposti sui prodotti del Vecchio Continente, 117 milioni di euro riguardano l'Italia e di questi il 25% la Dop emiliana. A inquadrare così la scelta statunitense è il Consorzio del Parmigiano Reggiano che vede in quello americano il suo secondo mercato mondiale - dietro alla Francia - con 10.000 tonnellate di forme esportate ogni anno, pari al 20% delle esportazioni complessive. Un mercato in cui il dazio è passato, da 2,15 dollari al chilo a circa 6 per un prezzo allo scaffale salito da 40 dollari al chilo a oltre 45. Cosa che, a quanto appreso, nelle ultime settimane, ha fatto registrare, nei caseifici, acquisti di forme superiori al normale. L'introduzione di misure protezionistiche negli Stati Uniti, area in cui da qui ai prossimi anni il Consorzio del Parmigiano Reggiano conta di avviare iniziative di comunicazione per farlo diventare il primo mercato internazionale, ha spinto alla mobilitazione, nei giorni scorsi, a tutela dei prodotti tricolori e alla nascita dell'hashtag #iostocolparmigiano, in attesa di passi concreti da parte dell'Unione Europea e delle istituzioni italiane a sostegno dei produttori nazionali colpiti dai dazi. Proprio in queste ore, sempre a quanto si è appreso, in una assemblea a Bruxelles dell'Arepo,l 'Associazione delle Regioni Europee per i Prodotti di Origine, l'Emilia-Romagna e il Consorzio del Parmigiano Reggiano stanno valutando una proposta a sostegno dei consorzi di indicazione geografica che non sono protetti dai trattati bilaterali.
Consorzio Grana Padano, governo non abbassi la guardia
"Una giornata nera, un colpo al settore agroalimentare italiano di qualità e più specificatamente al sistema produttivo del Grana Padano". Così Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano, il prodotto Dop più consumato del mondo, con oltre 5 milioni di forme quest'anno, commenta l'entrata in vigore dei dazi americani. "Ci auguriamo che il nostro Governo, partendo dal premier Conte - aggiunge Berni - non abbassi la guardia, vigili sulla vicenda e attivi gli impegni promessi per fare in modo che il danno non diventi irreversibile. L'Italia e l'Europa, a prescindere dalle appartenenze politiche, devono fare fronte comune e difendere con le unghie le proprie posizioni per evitare che i nostri prodotti vengano soppiantati da fake in un mercato, quello statunitense, centrale e fondamentale per chi opera in questo comparto". "Senza dimenticare - conclude il direttore del Consorzio - che il danno provocato dai dazi, se non attutito dall'attuazione di quanto promesso, non si limiterà al Grana Padano, ma di fatto colpirà duramente anche l'intera filiera del latte italiano, molto condizionata dal prodotto Dop più consumato al mondo".
Dazi: Federvini, scure su liquori, fatturato -25%
I dazi procureranno in media un calo di fatturato sulle piccole e medie aziende italiane dei liquori del 20-25%. Lo fa sapere all'ANSA Federvini, nel precisare che sono soprattutto queste realtà ad essere colpite dalla scure Usa con almeno un centinaio quelle più a rischio. Federvini ricorda che il valore dell'export verso gli Usa raggiunge i 163 milioni di dollari, dato delle dogane americane, con una variazione del 13%, con l'Italia terzo Paese esportatore dopo Francia e Irlanda.
FONTE ANSA