Coronavirus, anche tra gli studenti universitari sono le donne a soffrire di più per la crisi
Tra gli studenti universitari sono soprattutto le donne a soffrire di più per l’emergenza sanitaria in corso. È quanto emerge da un’indagine condotta da Maria De Paola, ordinaria di Economia politica del Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza dell’Unical), insieme a Francesca Gioia (Università Statale di Milano) e Vincenzo Carrieri (Università Magna Graecia di Catanzaro) su un campione di circa 2mila studenti calabresi. Quasi il 50 per cento dei ragazzi dice di sentirsi nervoso in questo periodo, ma la percentuale supera il 70 per cento quando la domanda viene posta alle ragazze.
«Studi recenti hanno evidenziato come le misure di lockdown stiano producendo effetti sproporzionati tra uomini e donne. Non solo perché settori con maggiore partecipazione femminile sono andati in crisi, ma anche perché le donne sono maggiormente impegnate nella cura dei bambini e nella gestione della casa. Da un’indagine svolta su un campione di studenti universitari calabresi sembrerebbe però che le donne soffrano maggiormente dell’attuale situazione a prescindere dalla condizione occupazionale e dalla presenza di figli» dicono i ricercatori.
Dall’indagine emerge anche che circa il 30% degli studenti che ha partecipato all’indagine dice di sperimentare problemi di concentrazione, il 35% disturbi alimentari, il 38% disturbi del sonno, il 30% di avere scarso interesse e di non provare piacere dalle cose che fa. Le percentuali salgono, quando si analizzano solo le risposte delle donne: il 50% dice di soffrire di disturbi del sonno contro il 30% degli uomini e il 42% afferma di avere scarsa energia contro il circa 30% degli uomini.
I ricercatori hanno indagato anche la propensione degli studenti al rispetto delle norme di distanziamento sociale e di protezione individuale. «Il successo della fase due – spiegano gli studiosi – dipende soprattutto dal rispetto di queste norme. Il nostro campione è costituito da giovani e ciò rende ancora più interessanti le loro risposte. Infatti, pur avendo la stessa probabilità di contrarre l’infezione, i giovani in caso di contagio reagiscono meglio alla malattia. I loro comportamenti, trattandosi anche di un gruppo ad alta socialità, possono essere cruciali per controllare la diffusione della pandemia». Dalle risposte emerge l’intenzione di attenersi abbastanza strettamente alle norme di distanziamento sociale e prevenzione (restare a casa, mantenere una distanza di almeno due metri, evitare eventi sociali, indossare le mascherine, etc), con le donne più propense degli uomini a seguirle.