I flop del piano turistico della Calabria e dell’assessore: grandi investimenti, zero risultati
La regione vive di annunci e illusioni che restano sulla carta

Il piano turistico della Calabria e l’azione dell’assessore di riferimento si stanno rivelando un totale fallimento. Mentre altre regioni italiane sviluppano strategie mirate e concrete per destagionalizzare l’offerta turistica e diversificare i flussi di visitatori, in Calabria si continua a vivere di illusioni e annunci che restano sulla carta. Alla fine, il turismo regionale si riduce ai soliti mesi estivi, con il solito modello balneare privo di una visione strutturata e capace di attrarre visitatori durante tutto l’anno. Progetti come il "Turismo delle Radici" e il "Turismo Esperienziale", sbandierati come grandi opportunità, si stanno rivelando un buco nell’acqua, con grandi investiti senza alcun impatto reale.
Il “Turismo delle Radici”
Negli ultimi anni, la Calabria ha cercato di rilanciare il cosiddetto "Turismo delle Radici", un progetto volto ad attrarre i discendenti degli emigrati calabresi sparsi per il mondo, spingendoli a tornare nella terra d’origine per riscoprire le proprie radici. Un’idea sulla carta ambiziosa, che potrebbe rappresentare un'importante opportunità per valorizzare il patrimonio storico, culturale ed enogastronomico della regione. Tuttavia, a fronte di annunci e finanziamenti, la realtà dei fatti racconta una storia diversa: l’assenza di un vero piano operativo, la mancanza di pacchetti turistici ben strutturati e una rete di servizi inadeguata rischiano di trasformare questa iniziativa nell’ennesima occasione persa. Il concetto di Turismo delle Radici si basa su un’esperienza che va oltre il semplice viaggio. Non si tratta solo di visitare la Calabria, ma di immergersi nella cultura locale, incontrare i parenti rimasti, conoscere la storia familiare e vivere il territorio in modo autentico. Per avere successo, un piano di questo tipo dovrebbe prevedere itinerari mirati, attività culturali, eventi speciali e soprattutto un’accoglienza personalizzata, in grado di rispondere alle esigenze di un pubblico specifico che, spesso, arriva dall’estero con un forte senso di appartenenza ma poche informazioni pratiche.
Manca un piano chiaro
Nonostante l’enfasi posta sulla promozione di questo segmento turistico, il Piano Regionale di Sviluppo Turistico 2023-2025 si limita a citare il "Progetto Turismo delle Radici" senza fornire dettagli concreti sulle azioni che verranno messe in campo. Non si trovano riferimenti a programmi di accoglienza personalizzata, alla creazione di pacchetti turistici dedicati, né a collaborazioni con associazioni di calabresi all’estero per facilitare il ritorno alle origini. Questo vuoto progettuale è emblematico di un’impostazione poco strategica, dove le iniziative restano a livello teorico senza tradursi in azioni concrete. A differenza di altre regioni italiane che hanno investito in tour guidati, esperienze immersive e servizi di genealogia per aiutare i discendenti degli emigrati a riscoprire la propria storia familiare, in Calabria non esiste ancora una vera rete turistica dedicata. Ad esempio, il Friuli Venezia Giulia ha lanciato percorsi personalizzati per i suoi emigrati, con tour su misura nei comuni d’origine e archivi digitalizzati per la ricerca genealogica. In Calabria, invece, chi vuole ritrovare le proprie radici è costretto a muoversi in autonomia, senza strumenti adeguati e senza un sistema di accoglienza organizzato. La mancanza di un piano chiaro è aggravata dall’assenza di un vero supporto logistico. I trasporti regionali, già notoriamente inadeguati, rendono difficile l’accesso ai piccoli borghi da cui provengono molte delle famiglie emigrate. Anche le strutture ricettive non sono organizzate per accogliere questo tipo di viaggiatori con pacchetti su misura che includano attività culturali, ricerche genealogiche e incontri con le comunità locali. Il tutto si traduce in un'esperienza confusa e frammentaria, che di certo non invoglia chi vive all’estero a intraprendere un viaggio così carico di significato.
I problemi del “Turismo Esperienziale”
Se il “Turismo delle Radici” è una promessa mancata, anche il “Turismo Esperienziale” non è da meno. Negli ultimi anni, la Calabria ha tentato di affacciarsi a questa tendenza in crescita, che punta a valorizzare le tradizioni, la cultura e l'enogastronomia locale attraverso esperienze autentiche e immersive. Tuttavia, nonostante i tanti finanziamenti e i proclami entusiastici, i risultati ottenuti finora sono praticamente nulli. La regione, pur cercando di allinearsi a modelli di successo adottati in altre realtà italiane, continua a rimanere ancorata a un'offerta turistica balneare priva di integrazione con il territorio. Negli ultimi due anni, la Regione Calabria ha finanziato diversi progetti con l’obiettivo di sviluppare il turismo esperienziale. Sono stati presentati i progetti "Gerace Porta del Sole" e "Cis Svelare Bellezza" per valorizzare il borgo di Gerace e altre località con itinerari culturali ed enogastronomici. È stato lanciato un avviso pubblico per progetti formativi in turismo esperienziale e finanziato un corso Its per creare nuove figure professionali nel settore. A Locri si è tenuto un incontro tra operatori per discutere strategie e idee. Questi interventi, però, si rivelano puramente teorici e privi di un reale impatto sul territorio. Se si analizzano i flussi turistici, la Calabria continua a registrare dati deludenti rispetto alle regioni competitor. L'offerta esperienziale rimane frammentaria, scollegata dalle infrastrutture e, soprattutto, invisibile sul mercato nazionale e internazionale.
Borghi poco appetibili
Uno dei problemi principali è la totale mancanza di una strategia organica che colleghi il turismo esperienziale con le realtà produttive locali. Agricoltura e turismo continuano a essere settori distanti, mentre in altre regioni italiane esistono veri e propri network che mettono in relazione aziende agricole e percorsi turistici. Nonostante la Calabria sia una delle regioni con il maggior numero di borghi storici, manca una strategia che li renda attrattivi e accessibili per i turisti. Il marketing è inesistente: nonostante le promesse di investimenti in digitalizzazione e promozione, la Calabria è ancora assente sulle principali piattaforme di prenotazione e promozione turistica. Anche le infrastrutture sono carenti: il turismo esperienziale richiede accessibilità e servizi adeguati, ma la regione continua a soffrire di problemi strutturali, dai trasporti ai servizi di accoglienza. I finanziamenti pubblici destinati al turismo continuano a non produrre alcun beneficio tangibile. Senza un’efficace politica di monitoraggio e senza una regia unitaria, la Calabria rischia di perdere un'opportunità storica per diversificare la sua offerta turistica e competere con altre regioni italiane. Se la regione non inverte la rotta con un piano concreto e misurabile, i milioni investiti rischiano di trasformarsi nell'ennesimo spreco di risorse pubbliche, senza alcun beneficio per il territorio e per chi vi opera.