Direzione Antimafia
Direzione investigativa antimafia

Il boss Rosario Barbaro, di 84 anni, considerato il capostipite dell'omonima cosca mafiosa di Platì, ha subito il sequestro di beni per un valore di sei milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, al termine di indagini patrimoniali condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia), su proposta del procuratore Giuseppe Lombardo e del direttore della Dia.

Barbaro, noto come "Rosi da Massara", è ritenuto il titolare effettivo di numerosi immobili, terreni e attività commerciali di rilievo. Secondo gli investigatori, il suo ruolo all'interno della famiglia di 'ndrangheta di Platì sarebbe apicale, con attività criminale che si estende su tutto il territorio nazionale e anche all'estero.

La carriera criminale di Barbaro

La carriera criminale di Barbaro risale al 1965, quando venne destinatario di un decreto di appartenenza ad associazione mafiosa. Nel corso dei decenni, ha acquisito un crescente potere all'interno della cosca, tanto che è stato identificato come il vertice della stessa. Le sue attività illecite sono state al centro di numerose operazioni di polizia, tra cui "Reale", "Marine", "Mandamento Ionico" e "Saggezza", che hanno portato alla sua condanna per associazione mafiosa.

Le indagini della dia di Reggio Calabria 

Le indagini condotte dalla Dia di Reggio Calabria, guidate dal colonnello Mario Intelisano, hanno ricostruito la storia patrimoniale di Barbaro a partire dal 1961, dimostrando che il suo patrimonio risultava sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale legittima. Di conseguenza, il Tribunale ha disposto il sequestro di cinque società, che comprendono vari beni aziendali, tra cui tre aziende agricole, un circolo privato e un ristorante, noto per essere stato teatro di matrimoni tra figure di rilievo della 'ndrangheta, in cui venivano anche conferite nomine alle cariche più alte dell'organizzazione. Inoltre, sono stati sequestrati 14 immobili e 40 terreni nella provincia di Reggio Calabria.

L'operazione contro Rosario Barbaro e il sequestro dei suoi beni sono il risultato di un lavoro investigativo coordinato che mira a indebolire le radici economiche della criminalità organizzata. Le indagini patrimoniali continuano ad essere una risorsa fondamentale nel contrasto alla mafia, poiché colpire il lato economico delle organizzazioni mafiose è un passo decisivo nella loro distruzione. Il caso di Barbaro rappresenta uno dei tanti esempi di come la 'ndrangheta non sia solo un fenomeno di violenza, ma anche un'organizzazione che si nutre di ricchezze illecite e si riproduce tramite il controllo del territorio e delle risorse economiche.