In un articolo pubblicato alle 12.30 della giornata di oggi, 11 marzo, dal sito Ilmessaggero.it, corredato da eloquenti foto si pone in risalto il fatidico assalto alle stazioni dei Bus, oltre a quelle dei treni come quella di sabato scorso alla stazione "Garibaldi" di Milano, che oramai continua ininterrottamente dal 21 febbraio scorso. Migliaia e migliaia i calabresi residenti non solo al nord per motivi di studio e di lavoro, ma da tute le regioni d'Italia, che hanno deciso di ritornare e che continuano a farlo. Inutile dire che a nulla valgono le dichiarazioni farlocche di autocertificazione, tanto basta sbarrare la casella di "ritorno alla propria residenza" ed è fatta. Basti solo pensare che sono circa 300.000 i calabresi che vivono altrove ed hanno conservato la residenza in Calabria. Altro che le 3.500 dichiarazioni circa di chi, con coscienza, ha ammesso di essere ritornato dal Nord. Ed altro che i numeri annunciati dalla Presidenza della Regione su quanti siano i calabresi ritornati in Calabria. In realtà è un maxi - esodo al contrario che dal 21 febbraio ha riempito centinaia di bus, che fanno la spola dal Nord verso la Calabria, di centinaia di vagono ferroviari e di aeri e di auto. Il tutto, ovviamente, senza controllo alcuno. Facendo ipotizzare agli amanti del complottismo che tale lassismo nasconda la volontà di far diminuire la popolazione presente al Nord per migliorare la situazione del Nord e relegarla al Sud, dove, per assoluta mancanza di una buona sanità, potrebbe scaturire un vero e proprio Inferno.

Riportiamo integralmente l'articolo pubblicato su "Il Messaggero.it":





Coronavirus, assalto ai bus a Roma: tutti in fuga verso il Sud ma nessuno fa i controlli



Mercoledì 11 Marzo 2020 di Camilla Mozzetti




La prima ondata è partita al mattino, tra l'agitazione e la ressa che ha animato l'autostazione Tibus alla Tiburtina, quella da dove partono i pullman per la Campania, l'Abruzzo, il Molise, la Calabria. Per un attimo, a guardare i video che ieri giravano sui social, sembrava replicato il modello Milano quando sabato scorso centinaia di persone hanno invaso le stazioni ferroviarie per lasciare la Lombardia dopo le restrizioni decise dal governo. E quando queste stesse restrizioni sono state allargate a tutta Italia - e dunque anche a Roma - con l'annuncio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la Capitale si è fatta trovare impreparata sul fronte dei controlli. Ovviamente non sulla stazione di Termini che rappresenta il primo scalo ferroviario della città. Ma qui era anche abbastanza scontato.



Alla stazione Tibus, invece, che serve annualmente milioni di pendolari, le autocertificazioni - le stesse che solo la sera prima erano state imposte come obbligatorie per chi intende muoversi da una città all'altra, da una Regione all'altra lungo l'intero Stivale - non sono pervenute. E questo perché nessuno le ha chieste ai passeggeri che, a loro volta, in un caso su due, non avrebbero avuto nulla da mostrare. È vero pure che per garantire le verifiche bisogna anche dare il tempo per organizzare i controlli e alle persone le informazioni su regole che non possono essere tradite, ma ieri pomeriggio alle 16.52, diverse ore dopo le fughe mattutine e con oltre 14 ore di distanza dall'annuncio del presidente del Consiglio, sempre lo stesso piazzale (da cui pure sono partiti diversi pullman) contava decine di persone che quel foglio di carta non l'avevano compilato e neanche stampato. Rari i cittadini davvero coscienziosi e attenti alle nuove regole, che avevano scaricato dal sito del ministero dell'Interno quell'autocertificazione e che pure l'avevano compilata. Chiedere in biglietteria era inutile: «Lo deve scaricare, stampare e compilare». «Ma lei non ha una copia da potermi dare?» «No». «Scusi ma poi a chi lo devo fare vedere? Chi me lo deve controllare?». Silenzio.

Sul piazzale oltre alla vigilanza privata che, come spiegava una dipendente, non è tenuta a svolgere questa mansione non c'era l'ombra di un agente di polizia, carabiniere, vigile urbano. «Devo tornare a Teramo - spiegava Gianni (lo chiameremo così) volto coperto dalla mascherina - e il foglio ce l'ho: eccolo». Già compilato di tutto punto e conservato nel porta documenti insieme alla patente. «Ma nessuno me l'ha chiesto». C'era Romina che doveva tornare in Sicilia, ma alla domanda sull'autocertificazione ha risposto confusa: «Ah sì quella, ma la devo davvero compilare?». Ieri sera il Questore Carmine Esposito dopo una riunione che ha chiamato a raccolta tutte le forze dell'ordine ha firmato l'ordinanza che stabilisce come saranno svolti i controlli e da chi.

L'ORDINANZA
Il dispositivo effettivamente entra in funzione oggi, anche se ieri sera le pattuglie di carabinieri, polizia, finanza e vigili urbani erano già a lavoro per verificare che i locali chiudessero alle 18 e che nei luoghi della movida ma un po' in tutta la città non ci fossero assembramenti di persone. Le verifiche verranno svolte da quel personale che in maniera diversa e a vario titolo si occupa già del controllo del territorio. Ma da oggi non saranno controllate più capillarmente solo le stazioni ferroviarie e (forse) quelle dei pullman ma anche i locali o le palestre. Non solo. A Roma saranno previsti dei posti di controllo per verificare i motivi che spingono i cittadini a uscire di casa giacché l'invito è quello di restare chiusi ed evitare gli spostamenti. E dunque anche in città - fanno sapere dalla Questura - chi si muove per lavoro o per reali necessità dovrà dimostrarlo se verrà fermato durante un controllo. Che ci si trovi in auto, a piedi o su un bus si dovrà spiegare la ragione: motivi di lavoro, commissioni domestiche (come la spesa), attività sportiva all'aperto, visite a familiari o congiunti malati, necessità legate agli animali domestici. Le conseguenze sono note: i trasgressori possono essere denunciati per violazione del decreto e incorrere nel caso sia positivi al Covid o in quarantena alla reclusione da uno a 12 anni, all'arresto fino a 3 mesi e all'ammenda di 206 euro.