Caldo mette a rischio reni, estate raddoppia rischio calcoli
Il caldo può favorire o peggiorare la malattia renale cronica e i calcoli renali in estate tendono a verificarsi con un'incidenza doppia rispetto alla norma.
A mettere in guardia è la Società Italiana di Nefrologia (Sin), che in vista dell'estate lancia anche un allarme sulla carenza di programmi dialisi per i pazienti che si spostano in vacanza fuori dalla propria regione, costringendo di fatto oltre la metà dei pazienti dializzati "agli arresti domiciliari".
L'aumento delle temperature "sottopone i reni a uno sforzo maggiore per trattenere liquidi e sali minerali, che si perdono in maniera cospicua con la sudorazione", osserva il presdiente della Sin, osserva Piergiorgio Messa.
"Inoltre, la dilatazione dei vasi sanguigni indotta dal caldo - prosegue - può provocare una riduzione della pressione arteriosa, riducendo la quantità di sangue che arriva ai reni.
Come conseguenza dell'aumentata sudorazione, inoltre, si producono urine più concentrate, favorendo l'aggregazione di sali minerali in cristalli che, crescendo, si trasformano in veri e propri calcoli. A maggior rischio di svilupparli è chi consuma molte bevande zuccherate e contenenti additivi".
Per proteggere i reni è necessario bere almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno, reintegrare sali e ridurre al minimo il consumo di alcol, che invece in genere aumenta proprio in estate.
I mesi caldi rappresentano un ulteriore problema per chi soffre di reni. "Ogni estate si registra la mancanza di posti dialisi vacanza per i pazienti che si spostano ma quest'anno - spiega Messa - il Paese non è in grado di garantire ai non residenti l'erogazione della dialisi nella maggior parte delle Regioni.
Dopo due anni di pandemia, la mancanza di personale specializzato e la carenza posti letto ha portato a un'esacerbazione".
"Siamo passati da una copertura del 100% delle richieste in epoca pre-Covid - spiega Giuseppe Vanacore, presidente dell'Associazione Nazionale Emodializzati (Aned) - ad avere centri dialisi vacanza insufficienti a coprire oltre metà della popolazione dei dializzati. Occorrerebbe almeno il triplo dei posti letti attualmente previsti.