L'Università Tor Vergata di Roma ricorda Francesco Occhiuto
Lo annuncia su Facebook il padre del giovane, il senatore Mario Occhiuto

Mercoledì 9 aprile alle 10.30, a Roma, presso l’Università di Tor Vergata, nella Sala del Senato accademico, si terrà una commemorazione in ricordo di Francesco Occhiuto, scomparso tragicamente il 22 febbraio. A scriverlo sul proprio Facebook è il padre, il senatore ed ex primo cittadino di Cosenza Mario Occhiuto.
Francesco Occhiuto ricordato dal padre Mario
“Chicco, lì, portava avanti la sua attività di ricerca”, scrive. “Aveva contribuito – continua – con una tecnica innovativa che, attraverso sensori, studiava i disturbi del comportamento alimentare. A volte ne parlava con entusiasmo, altre volte con esitazione. Era felice quando percepiva che il suo lavoro poteva davvero servire a qualcuno. Ma si interrogava spesso sul senso profondo della ricerca, e diceva che se non è fatta con cura e verità, allora rischia di diventare sterile. Il mondo accademico, con i suoi ritmi e le sue dinamiche competitive, non sempre era facile per lui. Francesco cercava l’armonia, la semplicità nei rapporti, la possibilità di lavorare in un clima sereno. Quando non la sentiva, si turbava facilmente, si chiudeva. Non era fatto per competere: era fatto per capire, per ascoltare, per aiutare”.
Il giovane aveva già iniziato a lavorare come psicologo
Continua Mario Occhiuto: “Così, mentre portava avanti la sua attività di ricercatore, aveva anche iniziato a lavorare come psicologo clinico. Ricordo quando ci ha mandato la foto del suo primo camice: era fiero, sorridente. E io, nel vederlo così, con quella luce negli occhi, ho provato un’emozione difficile da descrivere. Mi ha confidato che, tra le due strade, sentiva più sua quella della psicologia clinica. Perché lì riusciva a sentirsi utile. E felice. Si sentiva più a casa in quello spazio intimo di ascolto di chi aveva problemi. Perché aiutare gli altri gli sembrava, più di tutto, la cosa giusta da fare. Io, da padre, provavo a incoraggiarlo a tenere insieme le due strade, a non chiudere nessuna porta, a pensare anche al suo futuro. Forse sbagliavo, ma era solo il mio modo di proteggerlo, come potevo. Qualche giorno prima eravamo stati insieme in Senato. Gli avevo prestato giacca, camicia e cravatta, perché nella sua essenzialità indossava sempre jeans e maglione. Mi aveva seguito volentieri, forse perché già si sentiva più fragile, e in quei momenti cercava la mia vicinanza. Quel giorno, per caso, io avevo fatto un intervento in aula sul sistema della ricerca in Italia. Lui lo aveva ascoltato dalla mia stanza e poi, con la sua consueta sincerità e con il suo tono dolce e riflessivo, mi aveva detto: “La ricerca ha un senso solo se è fatta bene, papà. Altrimenti è inutile”.
L’ex sindaco: “Non inseguiva carriere”
“Francesco – dice ancora il senatore di Forza Italia – non si preoccupava del suo futuro, se fosse stabile o di successo. Non inseguiva carriere, non gli interessavano le convenzioni, né il guadagno. Quello che cercava era semplicemente questo: essere utile a chi soffre, anche se a volte poteva significare rinunciare a qualcosa per sé. Per lui, dare un senso al proprio lavoro voleva dire provare ad alleviare il dolore di qualcun altro. Ringrazio il Magnifico Rettore e l’Ateneo, i docenti e i colleghi che lo hanno accompagnato in questo percorso, e che hanno voluto organizzare questo momento di ricordo e affetto. Chi vorrà esserci, sarà il benvenuto. Per noi, per lui”.