Immagine rappresentativa tavolo agriturismo
Immagine rappresentativa tavolo agriturismo

Gli agriturismi sono da sempre simbolo di una cucina genuina, legata al territorio e alla tradizione. Ma quanto c'è di autentico nei prodotti che arrivano sulle tavole degli agriturismi in Calabria? La normativa impone criteri ben precisi, ma la realtà mostra spesso un quadro ben diverso.

Il regolamento 


La legge italiana stabilisce che un agriturismo debba servire principalmente prodotti di propria produzione o provenienti da aziende agricole locali. Secondo la normativa nazionale e regionale, almeno il 35% dei prodotti utilizzati nella ristorazione agrituristica deve provenire dall'azienda stessa, mentre un ulteriore 45% deve essere di origine regionale. Ciò significa che almeno l'80% di ciò che viene servito dovrebbe essere strettamente legato al territorio. Tuttavia, questi criteri sono spesso aggirati. Non sono rari i casi di agriturismi che si limitano a rifornirsi nei supermercati o da grossisti, spacciando per locali prodotti che in realtà provengono dall'estero. Olio extravergine d'oliva importato dalla Spagna, carni acquistate dai circuiti della grande distribuzione, farine e cereali di origine dubbia: la lista delle irregolarità è lunga.

Un vero agriturismo dovrebbe basarsi su un ciclo di produzione che inizia dai campi e arriva direttamente ai piatti serviti ai clienti. In Calabria, dove l'agricoltura è ancora un settore primario, ci sono molte aziende che coltivano ortaggi, allevano bestiame e producono formaggi e salumi. Tuttavia, mantenere una filiera corta non è semplice: la concorrenza dei prodotti a basso costo e la scarsa vigilanza favoriscono il commercio di merci di importazione. Spesso, l'inganno avviene sui prodotti più pregiati: la 'nduja che dovrebbe essere fatta con carne suina calabrese talvolta contiene carni di provenienza estera; i formaggi a latte crudo, spesso pubblicizzati come locali, possono derivare da latte pastorizzato acquistato da grandi fornitori. Persino il vino, che dovrebbe essere l'espressione del territorio, non di rado arriva da cantine industriali fuori regione.

Difficoltà azienda agricola

Oltre a ciò, bisogna considerare che molte aziende agricole locali fanno fatica a sostenere i costi di produzione. Le difficoltà economiche, la burocrazia e la concorrenza con il mercato globale rendono difficile la sopravvivenza di molte realtà. Di conseguenza, alcuni agriturismi scelgono di ridurre i costi acquistando materie prime da distributori esterni, sacrificando la qualità e la provenienza dei prodotti. Uno dei problemi principali è la mancanza di controlli efficaci. La normativa richiede che le aziende agrituristiche dichiarino la provenienza dei loro prodotti, ma le verifiche sono sporadiche e poco incisive. Molti agriturismi si affidano alla fiducia del cliente, evitando di specificare l'origine delle materie prime utilizzate. Alcuni escamotage sono ben noti: menu generici che non indicano la provenienza, diciture ambigue come "prodotti del territorio" senza ulteriori dettagli, oppure l'uso di simboli che richiamano la tradizione senza alcun fondamento reale. Inoltre, il turismo enogastronomico è in forte crescita, e molti visitatori scelgono gli agriturismi proprio per vivere un'esperienza autentica. Questo rende il fenomeno della falsa etichettatura ancora più grave, poiché mina la fiducia dei consumatori e danneggia le aziende che operano correttamente.

Finanziamenti pubblici  

Un ulteriore aspetto critico riguarda il finanziamento pubblico: molte strutture che si dichiarano agriturismi hanno usufruito di fondi pubblici destinati allo sviluppo dell'attività agricola e agrituristica, ma di fatto operano solo sulla carta come agriturismi. Queste aziende, pur avendo beneficiato di incentivi economici, spesso non rispettano i criteri previsti dalla normativa e si limitano a svolgere attività di ristorazione senza alcun legame concreto con il settore agricolo. Questo fenomeno, oltre a rappresentare un danno per le realtà che operano correttamente, evidenzia la necessità di controlli più stringenti per verificare il reale impiego dei fondi pubblici e la coerenza delle strutture con la loro destinazione d'uso dichiarata.

Un tesoro?

L'agriturismo dovrebbe rappresentare il fiore all'occhiello della tradizione agroalimentare calabrese, ma troppi operatori si approfittano della mancanza di controlli per vendere prodotti industriali camuffati da eccellenze locali. Servono normative più stringenti e controlli più severi, ma anche una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, che devono imparare a distinguere la vera qualità dalle mere operazioni di marketing. Solo così l'agriturismo potrà tornare a essere un vero presidio del territorio e della sua autenticità gastronomica. La sfida principale è creare un sistema che premi davvero le aziende agricole che operano con trasparenza e che rispettano le regole. In questo contesto, le istituzioni locali potrebbero avere un ruolo fondamentale nel promuovere certificazioni più rigorose e campagne di sensibilizzazione rivolte sia agli operatori che ai consumatori. In un'epoca in cui il "chilometro zero" è diventato un vero e proprio trend, è essenziale garantire che non rimanga solo uno slogan vuoto, ma che rappresenti una reale opportunità per valorizzare la straordinaria biodiversità e tradizione enogastronomica della Calabria.