GdF Vibo Valentia
GdF Vibo Valentia

Sequestrati numerosi documenti

Avrebbe esercitato abusivamente, non essendo scritto all'Albo di settore, l'attività di commercialista per oltre dieci anni. Un presunto falso consulente è stato individuato dai finanzieri del Gruppo di Vibo Valentia che lo hanno denunciato per esercizio abusivo della professione.

Nel corso dei servizi di controllo economico-finanziario del territorio, i militari dopo gli accertamenti preliminari di polizia giudiziaria, hanno perquisito dell'uomo l'abitazione e la sede legale di una società a lui riconducibile esaminando anche il suo personal computer. Da quanto emerso l'uomo avrebbe svolto la libera professione malgrado fosse sprovvisto sia di partita Iva che del titolo abilitante alla professione di dottore commercialista.

All'esito dell'attività ispettiva, condotta di finanzieri di Vibo Valentia, sono stati sequestrati numerosi documenti, sia cartacei che digitali, imputabili a persone fisiche e ad aziende. La normativa vigente, infatti, prevede che i professionisti abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali devono presentare, alla Direzione regionale dell'Agenzia delle Entrate territorialmente competente, una preventiva comunicazione contenente l'indicazione, non solo dei dati personali, ma anche dei requisiti professionali, della partita Iva e dei luoghi dove è esercitata l'attività.

Guardia di Finanza
Guardia di Finanza

L'esercizio abusivo della professione

L'esercizio abusivo della professione è un reato previsto dal codice penale per punire chi svolge un'attività professionale senza possedere i requisiti previsti dalla legge. In Italia, l'articolo 348 del Codice Penale stabilisce che si verifica questo reato quando una persona esercita una professione regolamentata, come quelle di medico, avvocato, ingegnere o psicologo, senza aver conseguito l'abilitazione necessaria o senza essere iscritta all'albo professionale competente.

Per configurare il reato è necessario che l'attività in questione sia esercitata in modo continuativo e sistematico, dando l'impressione che sia svolta in maniera legittima. La pena prevista per chi viene riconosciuto colpevole può arrivare fino a tre anni di reclusione, accompagnata da una multa fino a 50.000 euro. In alcuni casi, come quando il reato mette a rischio la salute o la sicurezza delle persone, le sanzioni possono essere aggravate.