Il decreto rilancio, stando alle bozze circolate in questi giorni, dovrebbe contenere una proroga di altri sei mesi dello stato di emergenza sanitaria. La fine dell’emergenza, stabilita dal governo il 31 gennaio, era prevista il 31 luglio e verrebbe allungata dunque fino al 31 gennaio 2021. Una decisione che, se confermata dal Consiglio dei ministri che deve esaminare il decreto, non convince tutti i costituzionalisti per diversi motivi.






Francesco Clementi, professore di diritto pubblico all’università di Perugia, non nasconde che un elemento positivo c’è: “il governo ha trasferito la delibera del consiglio dei ministri di gennaio in una norma di rango ordinario e questo è bene”.

Ma non mancano le note dolenti: “Non mi convince il fatto che oggi, quando siamo solo a metà maggio, si proroga una scadenza che finisce al 31 luglio 2020 portandola fino al 31 gennaio 2021. O il governo ha elementi così potenti, prepotenti e solidi che motivano la proroga, oppure questa scelta, fatta oggi così, non si spiega. Il governo dovrebbe venire alle Camere invece e spiegare perché adesso – proprio adesso - chiede la proroga di sei mesi di una scadenza che cesserebbe a fine luglio".

E ancora: "Il Governo spagnolo ad esempio sta contrattando con le opposizioni una proroga ben più breve. E lo fa pubblicamente, in Parlamento, spiegando le sue ragioni. Perché il Governo italiano arriva, invece, così presto a chiedere nuovamente l’allungamento di uno strumento così potente? Se ci sono ragioni, il governo le spieghi in Parlamento, anche perché ha due mesi di tempo per farlo. Eviterei di inserirlo in questo dl, insomma”.

Il dubbio è dietro l’angolo, spiega Clementi: “Peraltro, a guardar bene, questo è già il secondo provvedimento che incorpora questa filosofia, perché già nel dl elezioni in via di conversione, oggi al vaglio in Commissione, si prevede che il governo, di fronte ad un ritorno dell’emergenza, possa prorogare la data delle elezioni amministrative, anche oltre l’autunno. Anche qui non si spiega perché si mettono così tanto avanti le mani. D’altronde, dubito che, di fronte ad un ritorno drammatico e prepotente del Covid, non sia possibile fare in autunno un nuovo decreto per spostare le elezioni di concerto, aggiungo, con le Regioni. E dunque: perché ora? Perché tutta questa fretta? ”.

Insomma “Credo sia meglio che il Governo spieghi bene e adeguatamente in Parlamento le ragioni di tutta questa scelta. Ogni ragione o informazione in merito – come stanno facendo altri governi di altre democrazie – è opportuno che le presenti in Parlamento. L’uso dell’emergenza è per definizione “a tempo”. E ogni proroga deve essere adeguatamente giustificata di fronte al Parlamento, altrimenti non mi sembra ragionevole né convincente. È ben noto, peraltro, che non esiste un diritto speciale dell’emergenza legittimato nel nostro ordinamento: una sorta di diritto parallelo e alternativo rispetto a quello esistente. In fondo, anche di recente, non sono mancate in tal senso, come è noto, indicazioni chiare ed autorevoli”.

Anche Giovanni Guzzetta, professore di Diritto costituzionale all’Università di Roma Tor Vergata, innanzitutto ha dei dubbi “sull’applicabilità di questo articolo allo stato di emergenza per il covid, in quanto il provvedimento con cui il governo ha dichiarato lo stato di emergenza il 31 gennaio è già prorogabile. Mentre l’articolo del dl rilancio si applica solo agli stati di emergenza non più prorogabili”. Dunque “questa disposizione è del tutto incomprensibile e quando le norme sono incomprensibili c’è da sospettare qualunque possibilità”.

Per Guzzetta “il codice della protezione civile già prevede la proroga di 12 mesi attraverso una deliberazione del consiglio dei ministri uguale a quella fatta il 31 gennaio”. Si tratterebbe dunque di una “norma inutile” e l’unica congettura possibile è “un segno di debolezza del governo perché la norma del consiglio dei ministri è ritenuta non sufficiente”. “Noi siamo al paradosso che quando ci vuole il dpcm si usa il dl e quando c’è la norma che prevede l’atto amministrativo si fa il decreto legge”.

Quanto al decreto Covid che prevede la parlamentarizzazione dei dpcm, per Guzzetta si tratta “una norma inutile e dannosa, la situazione resta la stessa, il parlamento dà solo un’opinione, è una foglia di fico che tenta di legittimare un sistema che è in radice molto discutibile”.