Classici di Natale: i Turdiddri, un pezzo della cultura calabrese
Un dolce povero ma tradizionale, che non può mancare in tavola per la sera di Natale: pochi prodotti e un sapore straordinario, vediamo come prepararli
Gusto Ribelle
I turdiddri sono un dolce della tradizione calabrese, la cui ricetta è antichissima e si tramanda da generazioni, in particolare nel territorio cosentino. Questo piatto, simbolo del Natale, affonda le sue radici nelle cucine delle massaie di un tempo, che con pochi e semplici ingredienti della terra riuscivano a preparare una prelibatezza in grado di unire tutta la famiglia attorno alla tavola delle feste.
Turdiddri, un pezzo della cultura calabrese
Nonostante la loro natura povera, i turdiddri rappresentano un pezzo della cultura gastronomica calabrese, legato alle tradizioni più intime e sentite. Per farli si usano prodotti della terra. È un piatto povero ma tradizionale, che non può mancare in tavola per la sera di Natale. Il procedimento è laborioso, come spesso accade per i dolci della tradizione, ma il risultato è straordinario: piccole ciambelle o bastoncini fritti, croccanti fuori e morbidi dentro, che vengono poi ricoperti di miele caldo o, in alcune varianti, di zucchero e cannella.
Un dolce che racconta storie di famiglia
Durante il periodo natalizio, preparare i turdiddri non è solo un rito culinario, ma anche un momento di condivisione. È un dolce che racconta storie di famiglia, di mani sapienti che impastano e modellano, di case che profumano di miele e frittura e di tavole imbandite per accogliere i parenti. La loro presenza la sera di Natale è quasi obbligatoria, un simbolo di buon augurio e di continuità con il passato, che riscalda il cuore con la semplicità dei sapori autentici di un tempo.
Oggi, nonostante l’evolversi della cucina e l’introduzione di nuovi dolci, i turdiddri restano un punto fermo delle festività calabresi. Ogni boccone custodisce un pezzo di storia, un richiamo a un passato fatto di genuinità, tradizione e amore per la propria terra. Chi li prepara non fa solo un dolce: mantiene vivo un patrimonio culturale che merita di essere tramandato e celebrato.
La ricetta della tradizione
Pubblichiamo la ricetta di Michele D’Elia. Michele ci tiene a sottolineare che la maggior parte delle donne che “arricciano turdiddri, non usano dosi precise, ma vanno molto ad occhio”. Ci fornisce comunque delle indicazioni sulla loro esecuzione:
Ingredienti:
- 1kg di Farina
- 1 bicchiere di Olio Extra Vergine di Oliva
- 1 bicchiere di moscato
- 1 tazzina di anice
- Cannella
- Miele (Castagno o MIllefiori o Miele di Fichi)
- Olio per friggere
Il procedimento
- Scaldare sul fuoco l’olio con il moscato e l’anice per qualche minuto (deve scaldarsi ma non deve essere bollente).
- Disporre la farina a fontana, versare i liquidi e la cannella a piacimento.
- Impastare energicamente e se necessario
- Una volta formato l’impasto, liscio e omogeneo, lasciare riposare per 20 minuti.
- A questo punto, tagliare l’impasto a pezzetti, formare dei filoncini, tagliarli a tocchetti di 3-4 cm circa, e arricciarli a mò di gnocco con una forchetta o un arricciagnocchi.
- Scaldare l’olio per la frittura e friggerli in olio bollente.
Una volta dorati, riporli in una scodella con della carta assorbente e lasciarli riposare un giorno prima di “ammielarli”. Trascorso un giorno, scaldare il miele in una padella e aggiungere i turdiddri, ammielarli per bene poco alla volta, riponendoli poi in un piatto. E sono pronti per essere degustati!