Depurazione fantasma in Calabria: fogne nei campi e nei ruscelli, in mare la vergogna collettiva
Arzona e le altre frazioni sversano liquami tra le case. Le acque nere arrivano fino a Briatico e nel Mesima

Non è più tempo di giri di parole. Qui non si parla di semplici disagi o disservizi: si parla di disastro ambientale normalizzato. In piena Europa. In piena Calabria. Sì, perché nel cuore della provincia di Vibo Valentia, ci sono comuni che non hanno depuratori, e nessuno si scandalizza più.
Le fogne? Vanno dritte nei campi, nei fossi, tra le strade. A cielo aperto
Prendete Arzona, frazione di Filandari: gli scarichi collettivi finiscono a pochi metri dalle abitazioni, letteralmente nelle campagne. E da lì si mescolano alle acque bianche, convogliano nei ruscelli come fossero semplici piogge. Solo che non è acqua piovana: è merda liquida, con dentro di tutto — batteri, virus, tossine, rifiuti organici.
Dal centro abitato al mare: il viaggio della vergogna
E sapete dove va a finire tutto questo? Due le direttrici principali: da una parte verso Briatico, dove l’acqua “balneabile” accoglie inconsapevoli bagnanti ogni estate. Dall’altra, nel fiume Mesima, che attraversa chilometri di territorio fino a gettarsi in mare.
Una rete invisibile di inquinamento che collega Filandari, Jonadi, Rombiolo, Mileto, Calogero. Cinque comuni che oggi — nel 2025 — continuano a sversare liquami senza alcuna depurazione.
E intanto ci si riempie la bocca di parole. Progetti, consorzi, annunci. Sulla carta, da anni, esiste un “grande depuratore consortile”, una soluzione strutturale che dovrebbe salvare il territorio. Ma è tutto fermo. Sempre. Ogni estate la stessa storia: stagione balneare al via, depuratori assenti, melma in mare, silenzi istituzionali.
Una condanna europea che non fa paura a nessuno
L’Unione Europea ha già detto la sua: condanna per inadempienza, per l’assenza di depurazione nei centri abitati calabresi. Ma sembra non importare a nessuno. La condanna c’è, ma nessuno paga davvero. Nessuno risponde.
E intanto la Calabria si avvicina alla stagione turistica, pronta ad accogliere viaggiatori da tutta Italia e dall’estero. Ma cosa offrirà a queste persone? Acqua marrone, odore nauseante, spiagge avvelenate da anni di sversamenti incontrollati?
Briatico, la perla che merita rispetto
Chi vive o frequenta Briatico, lo sa: è un gioiello, una delle coste più belle del Tirreno calabrese. Ma cosa succede se ogni ruscello che arriva lì trasporta liquami, batteri, infezioni? Cosa succede quando alle bellezze naturali si contrappone la disperazione infrastrutturale? Briatico non può continuare a essere la vasca di raccolta degli scarichi fognari dell’entroterra.
Merita altro. Merita rispetto.
E con Briatico, anche i comuni dell’entroterra: non devono più essere lasciati soli, privi di infrastrutture essenziali, con cittadini costretti a convivere con pozze di fogna sotto casa. È una questione di dignità, di salute pubblica, di civiltà.
Non si può più aspettare
Basta promesse. Basta rinvii. Basta con la retorica dell’emergenza. Perché questa non è emergenza: è incuria strutturale. È crimine ambientale quotidiano. È la Calabria che viene svenduta ogni giorno a colpi di fogna e silenzi.
Ma qualcosa può ancora cambiare. Il cambiamento arriverà solo se i cittadini alzano la testa, se pretendono soluzioni, se denunciano pubblicamente, se la stampa fa il suo dovere e accende i riflettori su questi scandali nascosti.
E allora, la speranza è questa: che la prossima estate sia l’ultima senza depuratori. Che i ruscelli tornino ad essere ruscelli, e non canali di liquame. Che i nostri borghi tornino ad avere orgoglio, salute e futuro.
Perché la Calabria non è una cloaca, e non deve esserlo mai più.