L’Opificio di Sant’Eufemia: un bene pubblico abbandonato e occupato Illegittimamente – Il servizio di Striscia la Notizia
Dall’opificio fantasma alla discarica illegale: un bene pubblico da 9 miliardi di lire trasformato in terra di nessuno tra abusi, inquinamento e minacce.
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Un’inchiesta che svela degrado, illegalità e minacce
Un'opera pubblica mai entrata in funzione, costata ben 9 miliardi di lire e oggi ridotta a una discarica a cielo aperto: è questa la realtà dell’Opificio di Sant’Eufemia, a Lamezia Terme, una struttura che sarebbe dovuta diventare un polo produttivo ma che invece si è trasformata in un ghetto di attività illecite e inquinamento ambientale.
A portare alla luce questa vergogna è stato Michele Macrì, inviato di Striscia la Notizia, che ha realizzato un servizio mostrando la drammatica situazione dell'opificio e provando a parlare con chi oggi lo occupa abusivamente, spacciandolo per proprietà privata.
Un bene pubblico trasformato in "proprietà privata"
L'inchiesta di Striscia la Notizia ha documentato come l’opificio, che dovrebbe essere un bene della Regione Calabria, sia finito nelle mani di soggetti che lo trattano come una proprietà privata. Durante l’intervista, uno degli occupanti ha affermato senza mezzi termini:
"È diventata proprietà privata, il Demanio me la sta concedendo".
Quando Macrì ha provato a chiedere con chi avesse parlato al Demanio, la risposta è stata evasiva e confusa:
"Ho già parlato io, so io con chi ho parlato".
Di fronte all’insistenza dell’inviato, il sedicente "proprietario" ha reagito con toni sempre più accesi, fino ad arrivare a gridare e a cacciare fuori la troupe tra insulti e minacce.
L’inquinamento e i rifiuti speciali abbandonati
Ma il vero scandalo non è solo l'occupazione abusiva. Le immagini mostrate nel servizio televisivo evidenziano che l’intera area è una discarica illegale, con rifiuti di ogni genere, compresi rifiuti speciali che richiederebbero uno smaltimento controllato. Questa situazione rappresenta un grave pericolo per la salute pubblica, oltre a essere un danno ambientale enorme per il territorio.
L'avvocato Giancarlo Nicotera, intervistato da Striscia la Notizia, ha sottolineato la gravità della situazione:
"Lasciare un'area del genere nell’abbandono totale è un problema serio per l’ambiente e per la sicurezza. E ricordiamoci che è costata ai calabresi 9 miliardi di lire!".
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Minacce e tensioni: l’inviato cacciato a forza
Durante l’inchiesta, Macrì ha provato più volte a ottenere chiarimenti sulla legittimità dell’occupazione. Ha chiesto all’occupante se disponesse di autorizzazioni ufficiali, ma la risposta è stata altrettanto vaga:
"Te le do tramite il mio avvocato".
Quando Macrì ha contattato il legale dell’occupante, la verità è emersa chiaramente:
"Io non ho mai visto alcuna autorizzazione".
A quel punto, l’uomo ha perso definitivamente le staffe, urlando:
"Questa è casa mia, te ne devi andare!"
E mentre il giornalista tentava di spiegare che si trattava di un bene pubblico, l’occupante ha continuato a gridare:
"Ma quale Regione Calabria! Te ne devi andare che con sto giornalismo hai rotto davvero le…"
A peggiorare la situazione è stato l’arrivo di un ex dipendente della Regione Calabria, che ha intimato alla troupe di andarsene, prendendosela con la telecamera e minacciando i giornalisti.
Le tensioni sono culminate con minacce di morte, rivolte non solo ai giornalisti ma anche a un avvocato che in passato si era occupato della vicenda, costretto ora a vivere sotto pressione.
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Il silenzio della Regione Calabria
Nel tentativo di fare chiarezza, Macrì ha provato a contattare un funzionario della Regione Calabria responsabile della valorizzazione del patrimonio immobiliare. Tuttavia, ottenere risposte è stato impossibile: nessuna dichiarazione ufficiale, nessuna spiegazione su come un bene regionale sia stato abbandonato a sé stesso e poi occupato abusivamente.
Un’inchiesta tra satira e denuncia sociale
Come sempre, Striscia la Notizia ha affrontato il tema con toni ironici ma incisivi, svelando non solo il degrado e l’abuso di un bene pubblico, ma anche la pericolosità di una situazione fuori controllo. La vicenda dell’Opificio di Sant’Eufemia è solo uno dei tanti esempi di spreco di denaro pubblico e gestione fallimentare delle risorse statali.
Resta ora da capire se le istituzioni interverranno per ripristinare la legalità o se questa struttura continuerà a essere il simbolo di una Calabria dimenticata, dove il pubblico diventa privato e la legge è solo un'opinione.