Al via la raccolta 2023 delle olive in Italia per la produzione di extravergine con il Sud che segna +34% rispetto allo scorso anno e salva l'Italia dalla calo del Centro Nord (-1/3) per un totale che sarà di circa 290 mila tonnellate, al di sotto della media dell'ultimo quadriennio.




E' quanto emerge dal report di Coldiretti "Prezzi, l'autunno caldo dell'extravergine" diffuso in occasione dell'apertura del Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma su dati Unaprol/Ismea.

 

Tante le istituzioni che saranno presenti all'evento, accanto a migliaia di agricoltori giunti da tutte le parti d'Italia a sostegno della candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell'umanità dell'Unesco.

A pesare sulla campagna quest'anno, ricorda la Coldiretti, è stato il clima impazzito con eventi estremi: piogge durante la fioritura, siccità e alte temperature che hanno messo a dura prova gli uliveti.

 

Il mese di ottobre è fondamentale per la completa maturazione delle olive, ma oltre ai volumi inferiori alle attese c'è l'incognita della resa in olio.

 

A salvare il bilancio nazionale in particolare, spiega la Coldiretti, è la Puglia che rappresenta la metà della produzione e cresce del +50% rispetto alla campagna dello scorso anno.

 

Bene anche la Calabria, dove si attende un buon incremento, stabile la Sicilia, mentre sono in ripresa Abruzzo e Basilicata; per le altre regioni meridionali si prospetta una produzione inferiore allo scorso anno.

 

La raccolta, sottolinea Coldiretti, inizia dal Sud, fra Sicilia, Puglia e Calabria per poi risalire la Penisola fino a Nord dove l'ulivo con i cambiamenti climatici è arrivato fino alle vallate alpine della Lombardia.

L'extravergine scarseggia e i prezzi salgono del 42%


Scende la produzione a livello internazionale e si impennano i prezzi dell’olio extravergine di oliva del 42%, il prodotto che ha fatto registrare i maggiori rincari nel carrello della spesa.

 

E’ quanto emerge dal report di Coldiretti “Prezzi, l’autunno caldo dell’extravergine”, sugli ultimi dati Istat a settembre, diffuso in occasione al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma.

 

Un aumento suil quale pesa, in particolare, la scarsa raccolta in Spagna (-34% alla media degli ultimi quattro anni),  primo produttore ed esportatore mondiale, ma anche in Turchia e Grecia; unica eccezione è la Tunisia in recupero.

 

Per garantire la sovranità alimentare del Paese e salvare i portafogli degli italiani, Coldiretti e Unaprol hanno previsto con le risorse del Pnrr accordi di filiera per avere 1 milione di nuove piante di olivo in più lungo la Penisola, incrementare la produzione e ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia.

 

Le importazioni italiane di olio d’oliva dall’estero hanno segnato, infatti, il record del secolo per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022 con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023 secondo l’elaborazione Coldiretti su dati Istat.

 

Una situazione che espone l’Italia alle fluttuazioni delle produzione alle speculazioni dei mercati internazionali e con le scorte che si stanno esaurendo, il prezzo medio dell'extravergine  sembra destinato a salire ancora.

 

“Si è creata un contesto mai vista prima - spiega il presidente di Unaprol David Granieri - dove le scarse produzioni soprattutto in Spagna, le scorte basse e l'inflazione che ha fatto impennare i valori, si assiste al raddoppio dei prezzi per gli olii di origine comunitaria”.

 

L’Italia, ricorda la Coldiretti, è tra i primi tre maggiori consumatori di extravergine di oliva al mondo con 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali.