Carabinieri Cosenza
Volante Carabinieri

Il 14 novembre i Carabinieri della Stazione di Rende hanno dato esecuzione alla sostituzione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa con quella degli arresti domiciliari nei confronti di un cinquantacinquenne, per essersi reso responsabile in più occasioni di atti persecutori e minacce. 

I fatti

Il cinquantacinquenne cosentino, lo scorso 12 novembre, in violazione del divieto di contattare la vittima, le inviava un ulteriore messaggio di minaccia ingenerando nella persona offesa, un professionista rendese, un fondato timore per la propria incolumità.

Gli atti persecutori, noti anche come stalking, sono comportamenti sistematici e ripetitivi che causano un grave disagio psicologico o fisico alla vittima. Questi atti consistono in azioni di molestia, intimidazione o minaccia, come ad esempio:

  • Seguire o pedinare la vittima.
  • Inviare messaggi o telefonate indesiderate.
  • Apparire ripetutamente nei luoghi frequentati dalla vittima.
  • Esporre la vittima a minacce, intimidazioni o insulti.
  • Diffondere informazioni false o dannose sulla vittima.

Gli atti persecutori possono verificarsi in vari contesti, come nelle relazioni sentimentali, nel contesto lavorativo, tra sconosciuti o in situazioni di conflitto.

In Italia, il reato di atti persecutori è regolato dall'art. 612-bis del Codice Penale, introdotto nel 2009, che prevede pene detentive per chi commette atti di stalking. La legge tutela le vittime da comportamenti che causano un danno psicologico, sociale o fisico, riconoscendo che anche se le azioni individuali possono sembrare innocue, la loro ripetitività può generare un grave stato di paura o ansia nella vittima.

Il Gip di Cosenza, vista l’istanza avanzata dal PM della locale Procura della Repubblica, ha ritenuto il comportamento dell’indagato reiterativo della condotta già censurata, decretando perciò la sostituzione della misura in atto con quella degli arresti domiciliari.

I dettagli

Al riguardo, si comunica, nel rispetto dei diritti dell’indagato, che lo stesso è da ritenersi presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile, al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito.