È stata presentata nella Chiesa Matrice San Nicola Vescovo di Isca Borgo la riproduzione in 3D dell'antico bambinello del XVIII secolo di Isca sullo Ionio che sin dal suo arrivo nella comunità, tradizionalmente viene portato in processione nelle abitazioni come augurio di nuovo anno.




La scultura settecentesca di scuola napoletana è stata riprodotta con le più innovative e sofisticate tecniche di scansione e stampa dal Laboratorio di Modellazione, simulazione e visualizzazione (Lmsv) dell'Università della Calabria coordinato dai professori Pietro Pantano e Eleonora Bilotta.
 

"Isca - ha spiegato il ricercatore dell'Unical Carmelo Scura che ha lavorato al progetto - è la prima cittadina della Calabria ad usufruire di una riproduzione come questa.

 

Fino ad oggi abbiamo lavorato per riprodurre opere d'arte con lo scopo di renderle fruibili ai non vedenti come la Stauroteca di Federico II a Cosenza, ma questo progetto de 'Il Bambino' costituisce un primato nella nostra regione".
La realizzazione della copia si inserisce all'interno del dialogo tra nuove tecnologie e la tutela e valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici rispondendo a due specifiche necessità: la salvaguardia del manufatto originale e allo stesso tempo il mantenimento del suo valore cultuale.

 

"La Calabria non è Roma - ha detto il restauratore Giuseppe Mantella - non ha un gran quantità di opere d'arte, perché ci sono state portate via nel tempo. Per questo bisogna salvaguardarle.

 

Le tante opere che ci rappresentano e che spesso sono oggetto di culto, con questa nuova tecnica possono essere tramandate alle future generazioni come è giusto che sia".

 

La riproduzione della scultura si inserisce nell'ambito di una ricerca che promuove delle riflessioni tra scienza e cultura.

 

È stato riprodotto un "Digital Twin", ossia un gemello digitale, nonché una riproduzione virtuale e, successivamente, è stata eseguita la stampa 3D durata ore e ore, giorno e notte, a cui hanno lavorato tra gli altri, gli ingegneri Francesco Demarco e Pierpaolo Fusaro.

 

 

Dell' ultima fase, quella artigianale e artistica che ha dato "l'anima" alla nuova copia, si sono occupati Giuseppe Mirijello e Francesca Cafardi.