Buona la prima per l’Officina dell’Arte che apre la sua seconda stagione al cine-teatro “Il Metropolitano”, con un’operazione artistica per far riappropriare i cittadini dei luoghi di cultura ma, anche, consentire di scambiarsi esperienze di vita con attori del panorama nazionale. Tantissimi applausi e risate per l’attore di Giarre Marco Cavallaro che ha dato il via al nuovo progetto artistico di Peppe Piromalli con lo show “Una serata come viene”. A scegliere l’argomento poi sciorinato dal noto attore e regista, il pubblico in sala che, per le due serate di venerdì e sabato, ha voluto approfondire i temi “sesso e amore” e “religione e scienza”. La bravura di Cavallaro, mattatore per due ore sul palco, non va ricercata negli artifizi scenici, lui si presenta al pubblico da solo con la sua vera arte, la parola. Un “mezzo” che se non usato bene, può fare tanto male al mondo perché nella parola sta tutto l'uomo come corpo, anima e spirito. Lo spettacolo non è altro che un travolgente viaggio tra i sentimenti, nella realtà quotidiana, in quel passato che non c’è più perché spodestato da un presente a volte pesante e dall’incertezza di un futuro lontano, ma anche dalla necessità di recuperare i valori veri, la famiglia, l’affettività, l’umanità. Marco è un attore intelligente e capace di intrattenere il suo pubblico con argomenti difficili da trattare con ironia, temi che dividono e che, nel tempo, hanno portato alla “rovina” di un ecosistema che ci chiede aiuto ma non si pone mai, come un saccente perché la bravura sta nell’aver capito che le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo. Il pubblico ride, si diverte e pensa: si sofferma sulla magia di quei racconti intrisi di comicità e mai di volgarità. Mentre sul videowall passano immagini di personaggi della politica, dei nuovi vip della rete, i passatempi dei giovani, le chat di gruppi su whatsapp, le ossessioni e la paura degli “anta”, Cavallaro tra una battuta e l’altra, si sofferma sull’analfabetismo funzionale e in Italia ne soffre il 47%.

“Un dramma italiano che non va sottovalutato – dice Cavallaro - Dobbiamo capire che analfabeti non si nasce ma lo si diventa”.

E come chiudere una serata diversa ma piacevolissima se non con le parole dello scrittore siciliano Andrea Camilleri: “Stiamo educando una gioventù all’odio, stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono essere pallottole. Bisogna saper pesare il peso delle parole e soprattutto, far cessare il vento dell’odio che è veramente atroce. Lo si sente palpabile attorno a noi”.

Le luci si spengono, gli applausi travolgono l’attore siciliano e Reggio ringrazia l’Officina dell’Arte per un’altra “avventura” teatrale che piace, unisce e crea un sentito confronto tra le generazioni.