Riforma sanità. La proposta di legge di Graziano: scissione tra aziende territoriali e ospedaliere.
«Un’opportunità per garantire alla Calabria e ai calabresi un’organizzazione sanitaria più efficiente, più moderna, più europea. L’emergenza Covid-19 ha insegnato che la tutela del diritto alla salute deve rimanere una priorità per chi governa che, a sua volta, deve trovare soluzioni nuove ed efficienti. La nostra regione ha un sistema assistenziale pubblico che da decenni, ormai, fa acqua da tutte le parti; retto da carrozzoni ingestibili dove non esistono più responsabilità. Pertanto, insieme ai vertici dell’UDC e condividendo idee e proposte con altre aree politiche, abbiamo pensato di proporre al Consiglio regionale una Riforma, senza costi aggiuntivi sulle casse pubbliche, che rivede e scinde l’organizzazione della rete ospedaliera da quella della sanità territoriale. Questo, con l’obiettivo di rendere tutto più funzionale alle esigenze dell’utenza e di abbattere le disfunzioni che oggi ci sono e che hanno generato spese esorbitanti, come quella della migrazione sanitaria che vale 300milioni di euro l’anno».
È quanto fa sapere il presidente del Gruppo di Unione di Centro nel Consiglio regionale della Calabria, Giuseppe Graziano, che nei giorni scorsi ha depositato la nuova proposta di Legge sulla Riforma delle aziende del Servizio sanitario regionale.
«È una proposta moderna – spiega Graziano – che tende ad uniformare la sanità calabrese a quella delle più importanti regioni d'Europa. E questo allo scopo, ovviamente, di migliorare i servizi pubblici a tutela della salute e per scindere, finalmente, le competenze, i ruoli e le priorità della sanità territoriale da quella della sanità ospedaliera. Fino ad oggi i nostri ospedali, tranne quelli hub, dipendono dall'organizzazione delle Aziende sanitarie che, ovviamente, hanno esigenze diverse da quelle degli ospedali. Questa nuova proposta di legge mira, appunto, a creare delle aziende ospedaliere autonome che avranno, ognuna, tutte le prestazioni mediche necessarie».
Qual è la novità assoluta di questa proposta di riforma? «C’è un punto fermo che ha ispirato la redazione dello strumento legislativo ed è quello di consentire ai calabresi di avere nel proprio ambito territoriale tutte le risposte necessarie alle loro cure. Con le Aziende ospedaliere, così intese, ogni territorio avrà nell’arco di pochi chilometri tutte quelle prestazioni mediche che oggi sono sparse qua e là per la Calabria. Riduciamo i tempi di intervento e soprattutto speriamo di poter combattere la migrazione sanitaria verso altre regioni che ci farebbe risparmiare tanti soldini».
Creeremo così nuovi carrozzoni, nuovi posti di potere, nuove spese? «Assolutamente no! La Riforma riorganizza e restituisce più efficienza al sistema. Ma soprattutto darà maggiore valore alle figure apicali. I manager finalmente, con questa proposta di legge, saranno responsabili – nel bene e nel male – delle scelte che saranno assunte. Con la divisione tra Aziende sanitarie e ospedaliere non potrà esserci più lo scarica barile di competenza che oggi, purtroppo, compromette maggior parte del servizio sanitario regionale. Non ci saranno nuovi carrozzoni, che anzi diminuiscono, e soprattutto non ci saranno nuove spese. Questa è la nostra idea per rilanciare in Calabria una sanità europea».