Una tragedia nella tragedia: non solo il dolore di sapere che un bambino, di soli 3 anni, si trova in un letto d'ospedale, ma anche l'impotenza di saperlo possibile vittima di maltrattamenti. E' quanto sta accadendo ora a Cosenza, presso il Reparto di Terapia Intensiva Pediatrica dell'Annunziata, dove il bimbo proveniente da Paola si aggrappa alla vita con tutte le sue forze. Ad aiutarlo, sicuramente, la preghiera e la vicinanza di tutta la comunità calabrese che, ormai da ore, sta rivolgendo un pensiero al piccolo paziente. Purtroppo, secondo quanto emerso dalle nostre fonti esclusive, il povero corpicino è stato letteralmente martoriato. E non sarebbe la prima volta.

Le terribili avvisaglie durante il primo ricovero

Se, ora, la situazione che emerge dalla Terapia Intensiva di Cosenza è grave ma stabile, le terribili avvisaglie c'erano già state prima. Il pomeriggio del 19 gennaio scorso, il bambino era arrivato al Pronto Soccorso di Cetraro per alcuni dolori che avvertiva nelle parti basse. I medici della struttura, pur visitando il piccolo, avevano richiesto il trasferimento verso l'ospedale bruzio per approfondire meglio la situazione: il quadro clinico, a quanto pare, appariva già parecchio grave. Accompagnato dalla mamma, quest'ultima aveva spiegato che sui genitali del figlio, la sera prima, erano inspiegabilmente comparsa delle macchie. Dopo gli accertamenti di rito eseguiti nella sala di primo intervento, il bambino è stato preso in carico dal pediatra di turno che ha approfondito il quadro clinico: la zona scrotale si presentava, seppur nella norma, ispessita, tumefatta e violacea ad indicare una probabile emorragia non riconducibile a cause naturali. 

Il pronto soccorso dell'ospedale Annunziata di Cosenza

Lesioni nelle zone intime: un terribile segno di abusi?

Quanto emerge dalla diagnosi non lascia dubbi: il piccolo ha lesioni anche in altre parti del corpo. Seppur meno recenti, risultavano delle ferite nella zona mandibolare sinistra e sullo zigomo corrispondente con rigonfiamento, lo stesso che è stato riscontrato sulle palpebre del bambino. Il dato più sconvolgente, però, è l'esame effettuato sul resto delle parti intime del bimbo: il pediatra, attraverso analisi accurate, aveva appurato anche delle ecchimosi nella zona perianale. Un segno tangibile di violenza bruta, dunque, che - autorità volendo - potrebbero ricondurre ad abuso su minore.

Chi ha ridotto un povero bimbo di 3 anni in quello stato?

Le ferite riportate sarebbero dunque riconducibili ad una serie di violenze e maltrattamenti che hanno ridotto il bambino quasi in fin di vita. Le condizioni sono gravi, per cui il paziente viene ricoverato per essere monitorato ed eseguire ulteriori esami di diagnostica. Perché ha quelle ferite? Sono compatibili ad una patologia o segno di maltrattamento? Chi ha ridotto un povero bimbo di 3 anni in quello stato? 

Tutti interrogativi che, al momento, non hanno ancora avuto una risposta: è ora compito dell'equipe sanitaria curare il bambino da danni visibili (e invisibili), ma anche dello Stato che deve intervenire per capire chi e come lo ha ridotto in quel modo (Indagini in corso). Una catarsi che fatica ad arrivare, soprattutto ora che il piccolo paziente lotta tra la vita e la morte. E soprattutto perché, dopo il primo ricovero, la madre ha optato per le dimissioni.