Mentre il dibattito pubblico si consuma tra proclami ecologisti e polemiche sterili, c’è chi lavora in silenzio per costruire un pezzo di futuro. Parliamo di un progetto che non fa rumore ma vale oro. Tre impianti fotovoltaici da 99 kW, installati sulla copertura di edifici già esistenti, con pannelli complanari alle falde, senza aggiungere neanche un metro quadrato di superficie, senza aumentare i volumi, senza consumo di suolo. Sembra poco? In una regione dove ogni buco diventa una discarica e ogni collinetta rischia di ospitare l’ennesimo ecomostro, questa scelta è rivoluzionaria.

Il sole c’è. Serve solo intelligenza

La Calabria non ha bisogno di inventarsi nulla. Ha già tutto: il sole, il vento, lo spazio, la natura. Ciò che spesso manca è la visione. Questo progetto, invece, la visione ce l’ha eccome. Sfruttare le coperture di edifici esistenti per produrre energia pulita non è solo una soluzione tecnica, è una scelta culturale. I pannelli saranno posizionati in maniera complanare alle falde, cioè aderenti all’inclinazione dei tetti, senza impattare sul profilo architettonico, senza alterare l’estetica, senza generare ombre o distorsioni. E soprattutto senza cementificare neanche un metro di terreno agricolo, boschivo o naturale.

In una terra già ferita da troppi scempi ambientali, questa è la notizia.

Non serve stravolgere, basta valorizzare Tre impianti da 99 kW l’uno. Quasi 300 kW complessivi. Energia pulita, prodotta localmente, senza emissioni. Una scelta che abbatte i costi energetici, aumenta l’autonomia degli edifici, e riduce la dipendenza da fonti fossili. Una scelta che crea lavoro vero – dai tecnici agli installatori – e che si allinea alle direttive europee sulla transizione ecologica. Eppure, troppo spesso, progetti così vengono relegati al margine del dibattito pubblico. Perché non fanno spettacolo. Non prevedono cerimonie, nastri da tagliare, selfie col caschetto. Ma fanno la differenza.

Niente più scuse: il modello c’è

Il vero punto è questo: si può fare. Si può costruire senza distruggere, si può innovare senza deturpare. Il modello esiste. E va moltiplicato. Perché ogni tetto inutilizzato è un’occasione persa. Ogni capannone abbandonato, ogni scuola, ogni struttura pubblica può diventare una piccola centrale solare. Basta volerlo. Invece, troppo spesso si continuano a presentare progetti faraonici, con pale eoliche in piena fascia costiera, con fotovoltaico a terra in aree agricole, con plastica ovunque, recinzioni, sbancamenti e degrado. E la parola "green" viene usata per mascherare l’ennesima speculazione. Questo progetto no. È green davvero.

Una scelta sobria, ma potente

La vera forza sta nella sobrietà. Nessuna struttura invasiva. Nessun aumento volumetrico. Nessuna trasformazione del territorio. Solo l’uso intelligente di superfici già esistenti. È questo il tipo di sviluppo che serve alla Calabria. Non grandi opere, ma buone opere. Non colpi di scena, ma strategie di lungo termine. Tre impianti possono sembrare pochi. Ma sono un esempio gigantesco. Perché dicono una cosa chiara: si può cambiare. Si può produrre energia, creare lavoro, rispettare l’ambiente, senza lasciare cicatrici.

Il futuro ha bisogno di progetti così

Serve solo una politica che sappia dire di sì a idee come questa. Che le sostenga, che le velocizzi, che le protegga dai cavilli e dai boicottaggi. Serve una cittadinanza che impari a riconoscere il valore di queste iniziative, a pretenderle, a difenderle. Perché il futuro non lo costruisce chi promette. Lo costruisce chi fa le cose per bene. E questa, per una volta, è una cosa fatta bene.