A pochi giorni dal nostro comunicato nel quale denunciavamo la mancanza dei dispositivi di protezione individuale (DPI) per il personale sanitario, registriamo la presa di posizione di associazioni, sindacati e dell’Ordine dei Medici di Cosenza attraverso il presidente dott. Eugenio Corcioni.
Tutti hanno rimarcato la mancata attuazione dei protocolli previsti in casi di emergenza come quello attuale. Ad oggi però non ci risulta che siano stati presi provvedimenti atti a migliorare la situazione. Addiritturaci arrivano segnalazioni da molti operatori che lavorano in strutture sensibili (rianimazioni, pronto soccorso), i quali denunciano l’inefficiente approvvigionamento dei materiali utili a tutelare la loro salute e quella dei pazienti.
I contagi nella nostra provincia rimangono pochi ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia.
Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, ha lanciato l’allarme sulla tenuta del sistema sanitario calabrese in caso di una diffusione più capillare del coronavirus.
Le sue parole ci riportano alla realtà drammatica che viviamo da anni, figlia di sprechi, malagestione e assenza di risorse e programmazione che hanno prodotto ospedali chiusi, servizi ridotti al lumicino, personale dimezzato e precario.
La sanità pubblica in Calabria è stata per anni considerata un terzo incomodo, o nei migliori dei casi un serbatoio dal quale attingere per denaro e consenso.
A farla da padroni sono stati i proprietari delle strutture private che si sono arricchiti con il denaro pubblico e non hanno restituito nulla, in termini di servizi, ai cittadini calabresi.
La prova di quanto diciamo è la totale assenza degli stessi in questa condizione di emergenza sanitaria.
Nonostante le innumerevoli denunce in merito alle attuali criticità la Regione Calabria non è in grado di adottare un sistema di protezione efficace.
Ci auguriamo che il piano di emergenza annunciato dalla governatrice Santelli trovi al più presto applicazione pratica e venga ulteriormente potenziato.
Partiamo da un assunto, alla disposizione del Governo finalizzata all’assunzione di personale si potrebbe rispondere avviando immediatamente una procedura di stabilizzazione dei precari, facendo scorrere le numerose graduatorie per il completamento delle piante organiche.
In questo particolare momento sarebbe un primo e importante passo per ottimizzare i tanti servizi che soffrono a causa della carenza di personale.
L'esiguità dei posti disponibili nei reparti di terapia intensiva della regione,  ci segnala un dato drammatico di insufficienza in condizione di normalità, figuriamoci in una condizione di possibile sovraffollamento.
Prepararsi al peggio significa intervenire sulle tante strutture sanitarie che per effetto di tagli irresponsabili ad oggi sono chiuse. E’ necessaria la riapertura di ospedali periferici, come quelli di San Marco Argentano e Lungro, che debitamente attrezzati potrebbero essere utilizzati per fronteggiare l’epidemia.
Le tensostrutture montate dalla Protezione Civile fuori dagli ospedali sono uno strumento inutile perché prive di ogni tipo di strumento utile all’identificazione di eventuali casi.
Chiediamo alla Regione alle Aziende ospedaliere, territoriali e sanitarie di avviare una seria strategia di pianificazione e organizzazione all’altezza dell’attuale emergenza.
La prevenzione rimane l’unico strumento a nostra disposizione, non si lasci nulla al caso.

Personale sanitario USB Cosenza