Falcone (Buone Vacanze): "Solo parole, ma per strutture alberghiere non un euro"
"Nulla, in favore del settore del turismo stagionale, nel cosiddetto "Decreto Maggio", non c'è nulla. Ci dicono di riaprire, ma nessuno conosce i nostri meccanismi economici. Noi non abbiamo incassato nulla, nemmeno un euro, nemmeno una caparra, nemmeno un anticipo sui contratti di tour operator, come facciamo ad aprire cercando di rispettare i contratti coi proprietari per il pagamento dell'affitto?". Lo dice all'AdnKronos Franco Falcone, presidente di "Buone Vacanze", società che gestisce varie strutture ricettive in Italia." Per definire il decreto del governo dovrei essere volgare - spiega Falcone -, io personalmente, con la mia azienda, ho perso 5 milioni di euro nei primi tre mesi, ma l'azienda del turismo non è un'azienda industriale con una marginalità talmente alta da poter fare subito reddito, no, noi a marzo, aprile e maggio abbiamo impegni con fornitori già presi l'hanno scorso, e con gli anticipi che avremmo dovuto incassare adesso li avremmo potuti ottemperare, ma senza aver incassato un centesimo, come facciamo?". Subito dopo Falcone evidenzia, più nello specifico, cosa non va nelle misure varate dal governo. "Il 40 per cento delle strutture ricettive alberghiere in Italia sono in gestione - spiega -, ma loro hanno previsto, come credito d'imposta, solo il 30 per cento per il fitto d'azienda e il 60 per le locazioni, ma per le strutture ricettive, vacanziere, quelle che lavorano da giugno a settembre, non hanno previsto niente, oggi non c'è un euro di aiuto, zero". Fra l'altro, aggiunge Falcone, "i proprietari delle strutture non sono nemmeno nelle condizioni di farci uno sconto, perché anche loro, come amministratori delle loro aziende, hanno seri problemi finanziari, e dunque se ci venissero incontro e poi fallissero, li denuncerebbero o i fornitori o qualche magistrato". Ma "com'è possibile che il governo conosca così poco un settore così importante come quello del turismo?", si domanda Falcone, "si riempiono la bocca della parola turismo ma nessuno sa come funziona questa attività". Ciò che servirebbe nell'immediato, prosegue Falcone, è "un credito d'imposta per i proprietari, perché non possiamo, non è che non vogliamo, non possiamo pagarli. Noi i contratti li abbiamo sempre rispettati, ma adesso non abbiamo soldi e non per colpa nostra, perciò il governo ci liberi da questa spada di Damocle e di tutte le guerre, anche giudiziarie, che si potrebbero innescare. Il governo, dunque, dovrebbe dare ai proprietari un credito d'imposta del 40 o 50 per cento così da liberare il locatore dall'obbligo del pagamento che in questo momento non può sostenere. Ecco, questo ci premetterebbe almeno di ripartire a luglio, facendo lavorare anche i dipendenti, che al contrario, se il governo non dovesse venirci incontro, dovrebbero essere pagati dallo Stato con la cassa integrazione. E parliamo di 500mila stagionali". E se proprio il governo non volesse recepire questa richiesta, per Falcone sarebbe utile "almeno un credito d'imposta sul mancato fatturato rispetto all'anno scorso, ma su società che fatturano almeno fino a 10 milioni". Inoltre, Falcone afferma che "il governo dovrebbe anche consentire a chi ha dato la struttura in gestione di non pagare l'Imu, a patto che la somma risparmiata venga tolta dagli obblighi di pagamento del gestore". Infine, la conclusione: "Penso, probabilmente sbagliando - sottolinea Falcone -, che i dirigenti delle associazioni di categoria, essendo tutti proprietari delle strutture alberghiere, vedono il problema da un'ottica diversa, che non è quella del gestore, che è comunque costretto a pagare l'affitto anche se l'attività è chiusa".