La cosiddetta mafia dei pascoli, non è un fenomeno solo ed esclusivamente siciliano, come per esempio la storia delle tre sorelle Napoli, di Mezzojuso, piccolo centro in provincia di Palermo, trattata dalla nota trasmissione, di Non è l’Arena di Massimo Giletti su la7. Anche dalle nostre parti, nella Sila cosentina  c’è chi è costretto a subire le angherie dei mandriani, magari anche in odore di ndrangheta. Prepotenze e soprusi che una giovane donna, proprietaria di un terreno di famiglia, in Jure Vetere nei pressi di San Giovanni in Fiore, è costretta per l’appunto a subire da qualche tempo a questa parte. Una storia che vede protagonisti in modo particolare due mandriani, con specifici precedenti penali per ‘ndrangheta che in barba a tutti i controlli installati nella proprietà di famiglia, violano costantemente facendosi gioco anche davanti alle telecamere piazzate proprio  in seguito ai continui raid dei due pastori. Un terreno, dove fino a qualche tempo fa il padre della giovane proprietaria aveva deciso di avviare un’azienda, ma dopo una serie di problemi di salute decide di passare la mano proprio alla figlia che intravede una vera e propria opportunità imprenditoriale in quello che aveva avviato il padre. Da questo momento in poi però, iniziano i problemi, perché nonostante gli sforzi profusi, per proseguire l’attività, ogni impegno viene messo in discussione dalle prevaricazioni di questi mandriani. Inizialmente addirittura, viene assunto del personale per la gestione dell’azienda che però dopo un po’ rinuncia inspiegabilmente, adducendo delle scuse poco credibili. Nel frattempo le mura dei casolari vengono imbrattate di sangue, vengono sgozzati animali, si verificano continui furti, fino ad un tentativo di incendio del casolare. Chiari ed evidenti segnali che troveranno in seguito una spiegazione. Quel terreno sarebbe dovuto  rimanere in quelle condizioni perché ai due mandriani serviva per il pascolo delle loro mucche. Insomma,  una continua violazione, insieme a dei veri e propri atti intimidatori nei confronti dei dipendenti per dissuaderli a non lavorare nell’azienda, ogni qual volta qualcuno veniva assunto e soprattutto nei confronti della titolare che però non si lascia intimidire. Addirittura, come si evince dai fotogrammi delle telecamere, si prendono gioco della proprietaria stessa , benchè ripesi dal sistema di videosorveglianza, forti del fatto che ormai si sentono padroni e indisturbati di fare quello che vogliono con le loro mucche in casa altrui. L’ultimo episodio si riferisce proprio ad oggi. Infatti,  per evitare di essere ripresi dalle foto trappole hanno divelto una rete di recinzione e da qui hanno fatto  transitare i loro animali per poterli fare pascolare, mentre la proprietaria è arrivata ormai alla disperazione ma non alla rassegnazione, anche se nel frattempo tutti gli sforzi lesinati da parte del padre sono andati scemando in seguito alle sopraffazioni e alle prepotenze di questi due loschi  personaggi.

Dario Rondinella