Né schiamazzi, né violenza. A Crotone la protesta contro il dpcm che dichiara la Calabria zona rossa va in scena lavorando. Nel primo giorno di lockdown, i commercianti crotonesi le cui attività sono tra quelle da tenere chiuse, hanno invece deciso di aprire i loro negozi nonostante i divieti. Una protesta spontanea, nata attraverso il tam tam sui social, che ha coinvolto il 70% delle attività commerciali nel capoluogo di provincia e che dovrebbe durare solo la giornata di oggi. Sono rimasti aperti soprattutto i negozi di abbigliamento, mentre bar e ristoranti, che pur organizzati per l'asporto (che non è vietato), hanno piazzato i tavolini in strada per accogliere i clienti.

 

Le parole degli esercenti


"Crotone ha avuto il coraggio di protestare in modo silenzioso ma concreto contro l'istituzione della zona rossa - ha detto uno dei partecipanti all'iniziativa -. Nonostante il momento di crisi, le problematiche e le difficoltà che abbiamo, protestiamo con dignità facendo il nostro lavoro: restando aperti per non morire. Un plauso a tutti i colleghi che hanno avuto il coraggio, nonostante il pericolo di incorrere in multe e chiusure, di aprire i loro negozi. Dobbiamo essere orgogliosi di questa risposta. Penso che gli imprenditori abbiano dato l'esempio. Ci stanno arrivando anche plausi da colleghi della Lombardia che vorrebbero imitare la nostra iniziativa".
Protesta anche chi ha deciso di restare chiuso obbedendo alle disposizioni governative, ma ha attaccato alle vetrine dei manifesti contro "un dpcm incomprensibile" e ribadendo di pagare colpe di chi ha gestito in questi anni la sanità calabrese.