Carabinieri di Reggio Calabria
Carabinieri di Reggio Calabria

Un fulmine a ciel sereno ha colpito la mostra Pop to Street Art: Influences, organizzata dall'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria (Abarc). La Procura reggina ha disposto il sequestro di 130 delle 170 opere esposte, causando la chiusura anticipata dell’esposizione. L’iniziativa, che si svolgeva nei prestigiosi spazi di Palazzo della Cultura "Crupi" e del Museo Archeologico Nazionale, era stata inaugurata il 20 luglio 2024 e avrebbe dovuto chiudersi il 5 gennaio 2025, dopo una prima proroga per il grande successo di pubblico.

Indagine in corso e ipotesi di falsificazione

Secondo alcune fonti locali, il sequestro rientrerebbe in un’indagine avviata dalla magistratura calabrese che ipotizza che le opere sequestrate possano essere falsi. Nonostante il massimo riserbo mantenuto dagli inquirenti, è chiaro che la vicenda non è collegata all’operazione "Cariatide", condotta dalla Procura di Pisa all'inizio di novembre e che ha portato al sequestro di 2.100 opere per un’indagine sui falsi. A differenza del caso pisano, questa inchiesta si concentra specificamente sulle opere esposte a Reggio Calabria, alimentando dubbi e preoccupazioni sul loro livello di autenticità.

L’organizzazione della mostra e il ruolo del curatore

L’esposizione, curata dall’esperto Jean-Christophe Hubert, comprendeva disegni, manifesti, litografie e serigrafie originali e after (ossia lavori derivati da opere d’arte originali) che intendevano esplorare l’evoluzione della Pop Art e la sua influenza sulla Street Art. La collezione, valutata in 2 milioni di euro, era stata assicurata "da chiodo a chiodo" dal curatore, come specificato dall'Accademia. Ogni opera, secondo il direttore dell'Abarc, Piero Sacchetti, era accompagnata da certificati di originalità. “La nostra scuola ha garantito che ogni pezzo esposto fosse certificato. Se l’ipotesi di falsificazione fosse confermata, l’Accademia sarebbe parte lesa e intraprenderemo tutte le azioni necessarie per tutelare la nostra immagine e il lavoro dei nostri collaboratori,” ha dichiarato Sacchetti.

Un successo interrotto bruscamente

La mostra aveva riscosso grande successo, attirando un numero significativo di visitatori e ricevendo ampi consensi per il suo percorso espositivo innovativo. La proroga fino al 5 gennaio 2025 era stata decisa proprio per consentire a un pubblico più ampio di godere delle opere in esposizione. Tuttavia, il sequestro delle opere ha portato alla chiusura anticipata, con grande rammarico da parte degli organizzatori e dei visitatori.

La posizione dell’Accademia di Belle Arti

Il direttore Sacchetti ha espresso profondo dispiacere per l'accostamento dell’Accademia all'indagine pisana. “La chiusura anticipata non ha nulla a che vedere con l’operazione ‘Cariatide’,” ha chiarito. Ha inoltre sottolineato la disponibilità dell’istituzione a collaborare con le autorità per accertare i fatti e dimostrare la propria estraneità a eventuali illeciti. “Qualora fosse accertata la falsificazione, agiremo per individuare i responsabili e tutelare il nostro operato,” ha aggiunto. L’Accademia, dunque, si pone come vittima di un possibile raggiro e non intende lasciare ombre sul proprio impegno per promuovere cultura e arte di qualità.

L'importanza della certificazione e della tutela delle opere

Uno dei punti chiave della vicenda riguarda la certificazione delle opere d’arte. Sacchetti ha ribadito che l’Accademia si è affidata a certificati di autenticità forniti dal curatore, sottolineando come la scuola abbia messo in campo tutte le precauzioni necessarie per garantire la validità delle opere esposte. La questione, però, solleva interrogativi più ampi sulla difficoltà di individuare falsi anche in contesti ufficiali e controllati, come quello accademico. Il mercato dell’arte, soprattutto quello relativo alla Pop Art e alla Street Art, è spesso terreno fertile per operazioni poco trasparenti.

Una ferita per il panorama culturale reggino

La chiusura anticipata della mostra rappresenta un duro colpo per il panorama culturale di Reggio Calabria. L’evento non solo aveva portato prestigio all’Accademia e alla città, ma aveva anche contribuito a ravvivare l’interesse per l’arte contemporanea e le sue connessioni con la storia e la cultura visiva. “È un peccato che un progetto così ambizioso e ben accolto debba concludersi in questo modo,” ha commentato un visitatore abituale del Palazzo della Cultura. “Ci auguriamo che la verità venga presto alla luce e che l’immagine dell’Accademia non venga compromessa.” La vicenda del sequestro delle opere a Reggio Calabria rimane avvolta nel mistero. Se da un lato l’indagine della Procura cerca di fare chiarezza sull’autenticità delle opere, dall’altro l’Accademia di Belle Arti si impegna a dimostrare la propria buona fede e la correttezza del suo operato. Questo caso mette in evidenza le sfide e le complessità del mercato dell’arte, dove autenticità e trasparenza sono spesso difficili da garantire. Nel frattempo, il pubblico e gli appassionati di arte attendono con ansia sviluppi che possano fare chiarezza su una vicenda che ha messo in discussione la fiducia nelle istituzioni culturali.

 

sequestrate opere Pop art