Siamo abituati, in questo ultimo periodo, a raccontare le pecche del settore sanità, ma, certamente, non sono una rarità assoluta i ritardi nella giustizia italiana. Falle nel sistema che, spesso, a pagare sono i cittadini.

Un caso di questo tipo arriva da Cosenza e vede coinvolto un uomo accusato di rapina a mano armata.



I fatti



Lui è Salvatore Pizzuti, raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Prato, lo scorso 29 settembre per una presunta rapina a mano armata avvenuta a Firenze. Il provvedimento nei confronti dell'uomo, difeso dall'avvocato Pietro Martire, è stato eseguito a Paola e Pizzuti è stato rinchiuso nel carcere di Cosenza.

Da quì, però, ha preso il via un iter giudiziario abbastanza contraddittorio. Lo scorso 5 ottobre, infatti, è stata presentata istanza al Tribunale del Riesame, il quale, entro 20 giorni, deve depositare il dispositivo. Il Riesame, però, ha depositato il dispositivo solo il 2 novembre, ovvero in notevole ritardo rispetto alla scadenza dei termini; circostanza questa che comporterebbe la perdita di efficacia del provvedimento e che porterebbe alla scarcerazione di Pizzuti.

Il legale dell'uomo, intanto, il 4 novembre, ha presentato appello al Tribunale del Riesame chiedendo la scarcerazione proprio per la perdita di efficacia della misura restrittiva a causa del ritardo; anche in questo caso il Riesame ha venti giorni per fissare l'appello, ma ad oggi non è arrivata risposta in merito e Pizzuti resta ancora rinchiuso nell'istituto Penitenziario di Cosenza.

Ma non è finita quì perchè al danno si aggiunge la beffa: lo stesso legale, dopo il 4 novembre, ha presentato tre istanze di sollecito chiedendo di fissare l'appello. Il Tribunale del Riesame, però, si è riunito in camera di consiglio per dichiarare l'istanza inammissibile per tre volte, ma non per fissare l'appello.

Ritardi che si accumulano ed una situazione che ha costretto l'avvocato Martire a rivolgersi al Ministro Bonafede: il legale, infatti, ha scritto una lettera al Guardasigilli per chiedere il rispetto delle leggi e la scarcerazione dell'uomo, che, intanto, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame.