Negli anni ’90, Reggio Calabria e i suoi comuni limitrofi furono teatro di una vera e propria guerra sotterranea per il controllo del territorio, orchestrata da tre delle famiglie più potenti della ‘ndrangheta: i De Stefano, i Tripodo e i Condello. Questi clan, ognuno con una propria visione e strategia, si contesero il dominio su traffici illeciti, estorsioni e il controllo del tessuto economico della città.

I De Stefano: la scalata al potere

Originari di Reggio Calabria, i De Stefano emersero come una delle famiglie più potenti della ‘ndrangheta già dagli anni ’70, grazie a una combinazione di astuzia strategica e brutalità.

Il loro modus operandi

Controllo economico: I De Stefano si differenziarono per la capacità di infiltrarsi nel mondo imprenditoriale e negli appalti pubblici. Erano noti per aver costruito una rete di collusioni con politici e imprenditori, rendendoli intoccabili per anni.
Traffico di droga: Il clan giocava un ruolo chiave nel traffico internazionale di cocaina, collaborando con i cartelli sudamericani. Questo gli garantiva flussi di denaro in grado di finanziare la loro espansione.

La rivalità con i Tripodo

Negli anni ’70 e ’80, i De Stefano sfidarono il predominio della famiglia Tripodo, all'epoca egemone nella zona di Reggio Calabria. La guerra tra i due clan culminò con l'assassinio di Domenico Tripodo nel 1976, evento che segnò l'inizio dell'ascesa dei De Stefano. Tuttavia, questa vittoria generò tensioni con altri clan emergenti, in particolare i Condello, che avrebbero giocato un ruolo cruciale negli anni successivi.

I Tripodo: l’era del declino

Prima dell'ascesa dei De Stefano, i Tripodo erano i dominatori indiscussi del panorama criminale reggino. Sotto la guida di Domenico Tripodo, il clan aveva costruito un vero e proprio impero criminale basato su estorsioni e traffici illeciti.

L’epoca d’oro

Il controllo del porto di Gioia Tauro: La famiglia Tripodo sfruttava la posizione strategica del porto per gestire il contrabbando di armi e sigarette.
Legami storici: I Tripodo avevano rapporti consolidati con altri clan della 'ndrangheta e con esponenti della mafia siciliana, creando una rete di alleanze che li rendeva temibili.

La caduta

L'ascesa dei De Stefano portò al declino del clan Tripodo. L'arresto e l'assassinio di Domenico Tripodo in carcere segnarono la fine della loro leadership. Tuttavia, i resti del clan continuarono a essere una forza rilevante, alleandosi talvolta con i Condello per contrastare il potere crescente dei De Stefano.

I Condello: i "mammasantissima" dell’espansione territoriale

Conosciuti anche come i “mammasantissima” di Reggio Calabria, i Condello rappresentano una delle famiglie più longeve e strategiche della 'ndrangheta. La loro influenza crebbe negli anni ’80 e ’90, consolidandosi dopo le faide tra De Stefano e Tripodo.

Strategie di potere

Espansione territoriale: I Condello non si limitarono a Reggio Calabria, ma estero la loro influenza nei comuni limitrofi e persino fuori regione. Il loro obiettivo era un controllo capillare del territorio.
Imprenditoria criminale: Il clan si distinse per l'abilità nel riciclare i proventi illeciti in attività legali, acquisendo terreni, aziende e immobili.

La rivalità con i De Stefano

Negli anni ’90, i Condello iniziarono una guerra sotterranea contro i De Stefano per il controllo degli appalti pubblici e del traffico di droga. Gli scontri tra i due clan portarono a una scia di sangue che segnò profondamente la storia criminale della città.

L’arresto di Pasquale Condello

La cattura di Pasquale Condello, detto "il Supremo", nel 2008, fu uno dei colpi più duri mai inflitti al clan. Tuttavia, la famiglia rimane una forza rilevante nel panorama criminale, grazie alla capacità di rigenerarsi e mantenere una rete di alleanze.

Gli anni '90: il periodo caldo di Reggio Calabria

Gli anni ’90 furono un decennio di fuoco per la provincia di Reggio Calabria. Le faide tra i clan De Stefano, Tripodo e Condello non erano solo guerre di mafia, ma veri e propri scontri per spartirsi un’economia sotterranea miliardaria.

Le attività illecite al centro delle guerre

Traffico di stupefacenti: La cocaina rappresentava la principale fonte di reddito per tutti e tre i clan. I porti di Gioia Tauro e Reggio Calabria erano punti strategici per l'importazione.

Estorsioni e appalti: Dal racket alle tangenti sugli appalti pubblici, ogni attività economica rilevante nella provincia passava sotto il controllo delle famiglie.
Riciclaggio: I clan investirono ingenti somme in attività legali, dai supermercati all’edilizia, creando una vera e propria economia parallela.

L'impatto sulle comunità locali

La violenza delle faide causò un clima di paura e omertà tra i cittadini. Molti imprenditori e commercianti furono costretti a pagare il "pizzo", mentre la politica e le istituzioni locali spesso si trovavano sotto scacco della 'ndrangheta.

Una lotta ancora aperta

Le famiglie De Stefano, Tripodo e Condello hanno scritto alcune delle pagine più nere della storia di Reggio Calabria. Gli anni ’90, segnati da faide e spartizioni territoriali, sono stati un periodo cruciale per definire i rapporti di forza tra i clan.

Oggi, le operazioni delle forze dell’ordine e della magistratura hanno inflitto colpi durissimi a questi clan, ma la loro influenza non è scomparsa del tutto. Reggio Calabria rimane un territorio strategico per la 'ndrangheta, e la lotta per la legalità è ancora lunga.

De Stefano, Tripodo e Condello: le faide negli anni '90