Le forbici molecolari di Crispr-Cas9, la tecnica da Nobel per il taglia e cuci del Dna, potrebbero non essere poi così precise e affidabili come immaginato finora: il loro impiego su embrioni e cellule germinali potrebbe infatti generare mutazioni impreviste e trasmissibili per via ereditaria alle generazioni successive.

Lo hanno osservato sui pesci zebra i ricercatori dell'Università di Uppsala, in Svezia, che con il loro studio pubblicato su Nature Communications invitano a fare ulteriori indagini per minimizzare i potenziali rischi legati alla tecnica di editing genetico.

La Crispr-Cas9, premiata con il Nobel per la chimica nel 2020, sembra essere lo strumento ideale per intervenire su malattie genetiche finora incurabili: perché questo avvenga, però, è necessario accertare che il Dna venga modificato in modo preciso senza causare alterazioni impreviste. Finora tali mutazioni indesiderate sono state studiate nelle cellule coltivate in laboratorio, mentre si sa poco delle possibili conseguenze sugli organismi viventi.

"In questo progetto - spiega il bioinformatico Adam Ameur - abbiamo studiato gli effetti di Crispr-Cas9 sullo zebrafish, un piccolo pesce da acquario. Dato che le molecole di Dna e i loro meccanismi sono simili in tutti gli animali, pensiamo che i risultati potrebbero essere validi anche per gli umani". Studiando il genoma di oltre mille pesci di due generazioni diverse, i ricercatori hanno individuato diverse mutazioni inattese, sia nei pesci adulti che erano stati modificati con la Crispr allo stadio larvale, sia nella loro progenie.

"E' importante sapere che queste mutazioni inattese sono ereditabili - spiega la genetista Ida Hoijer - perché possono avere conseguenze a lungo termine per le future generazioni. Ma questo può accadere solo se si cambia il genoma degli embrioni o delle cellule germinali". In ambito clinico, oggi la Crispr viene usata per correggere geni in cellule o tessuti specifici (terapia somatica), mentre c'è una moratoria che ne vieta l'uso sugli embrioni umani.