Un chip ricostruisce i processi biochimici che avvengono all'inizio della gravidanza e l'interfaccia tra feto e tessuti materni: è stato messo a punto nella ricerca coordinata dall'Università statunitense della Pennsylvania e pubblicato sulla rivista Nature Communications.

Il chip, che potrebbe aprire la strada anche ad altre piattaforme che esplorino la riproduzione umana, è stato progettato per capire meglio i meccanismi che sono alla base di successo e insuccesso per quanto riguarda l'impianto dell'embrione nell'utero materno.

L'avvio della gravidanza richiede che l'embrione si connetta all'endometrio, il tessuto che riveste la parte interna dell'utero.

È noto da ricerche precedenti che anomalie in questo processo possono causare complicazioni come la preeclampsia, sindrome caratterizzata dalla presenza nella madre di edema e ipertensione e che nei casi più gravi può portare anche alla morte. Tuttavia, a causa dei problemi etici, è difficile approfondire le conoscenze in questo ambito facendo studi sugli esseri umani, mentre i modelli animali o cellulari analizzati in laboratorio non riescono a imitare i meccanismi più complessi.

Per risolvere il problema, i ricercatori, guidati da Ju Young Park, hanno costruito un chip che riproduce l'interfaccia tra utero e feto: il sistema è costituito da una piattaforma divisa in due camere, una che rappresenta il feto e l'altra che rappresenta i tessuti materni, collegate da un canale e combinate con particolari cellule della placenta (note come trofoblasto extravilloso) coinvolte nell'ancoraggio della placenta all'utero e nell'impianto dell'embrione.

Grazie a questo sistema, gli autori dello studio hanno potuto osservare i movimenti delle cellule da una parte all'altra, gli effetti dovuti a diversi parametri ambientali, il ruolo giocato da tessuto connettivo e cellule immunitarie della madre e anche i cambiamenti che avvengono nei tessuti materni che si preparano ad ospitare il feto.