Teatro: Il mito di Prometeo e le stragi contadine dimenticate
Prometeo e le stragi dimenticate dei contadini calabresi. Un legame fatto di storie e nomi che, a distanza di un secolo, riemergono in poco più di un'ora di spettacolo e racconto tra riflessione e potente rappresentazione scenica.
Il lavoro, diretto da Angelica Artemisia Pedatella che ne ha curato la parte recitativa e la regia, si rifà ai testi del libro "Tumulti. Stragi contadine in Calabria (1906-1925)", edito da Rubbettino, del sociologo, giornalista e scrittore Claudio Cavaliere che nello spettacolo è voce narrante. Episodi sanguinosi e tragici della storia calabrese poco conosciuti e sottovalutati sono riproposti in luoghi e spazi che annullano la scena e arricchiscono il racconto. Quella che ne viene fuori è una performance artistica che, come spiega Cavaliere nei suoi passaggi, si propone di dare dignità ai contadini e alle molte vittime (tante donne e anche bambini) con riferimenti al mito di Prometeo e a tutto ciò che il fuoco ha significato sin dai primordi dell'umanità. Con una colonna sonora acustica, solo percussioni, che accompagna tutta l'esibizione a base di danza e recitazione, la narrazione, arricchita dalla presenza costante e di forte impatto visivo di fiamme che si levano sul proscenio, procede di pari passo con il viaggio e la rivisitazione della parte più ancestrale della nostra civiltà catturando a poco a poco l'attenzione e gli applausi del pubblico.
Oltre all'autrice e regista Pedatella, l'opera è interpretata da Sabrina Pugliese, Angela Gaetano, Massimo Rotundo, dai danzatori Giada Guzzo e Raphael Burgo. Alle percussioni dal vivo Francesco Gabriele. Il ruolo di narratore spetta a Claudio Cavaliere che, all'occorrenza, interagisce con il pubblico.
Aiuto regia, scenografia e costumi di Silvana Esposito, direttore di scena è Raffaele Guzzo, foto e video di Lorenzo e Vincenzo Cardamone.