È ufficiale: il Green pass è obbligatorio per poter accedere in tutti i luoghi di lavoro, dal pubblico al privato” così il Consiglio dei Ministri ha dato il via al nuovo decreto legge, che partirà dal 15 ottobre fino a fine emergenza sanitaria.
Se nella restante Europa osserviamo come si stia valutando di fare un passo indietro sul Green Pass, l’Italia se ne estranea, considerando il certificato verde come il trampolino per una ripartenza più rapida. "È un decreto per continuare ad aprire il Paese", ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi - estendendo l’obbligo vaccinale ad un terzo degli italiani. Il decreto riguarda ogni settore, dal pubblico al privato, raccogliendo anche i liberi professionisti, i soggetti autonomi come tassisti o badanti, e i volontari. Saranno considerati “assenti ingiustificati” gli impiegati pubblici che non avranno possesso del Green Pass entro cinque giorni, a seguito di ciò sarà prevista la sospensione del rapporto di lavoro e dello stipendio. Per quanto riguarda i privati, ciò accadrà direttamente dal primo giorno. Ma non è tutto: per coloro che verranno trovati sul posto di lavoro sprovvisti di certificato verde, è prevista una sanzione che varia dai 600 a 1.500 euro. Rimane valido il tampone, esteso a 72 ore, imponendo alle farmacie un prezzo calmierato. Secondo i dati del Ministero, il decreto riguarderebbe circa 18 milioni di persone, considerando che 13,9 milioni di lavoratori hanno già il Green pass. Una strategia universalistica sicuramente invasiva, ma decisamente necessaria alla ripartenza di un Paese che ha sofferto, forse più degli altri, dei danni economici provocati dall’emergenza Covid.