Fragalà rappresenta quella Calabria pronta a lottare per la difesa dei diritti, e ritrovarsi qui oggi per ricordare, raccontare questa Calabria diventa un momento importante. L’eccidio di Fragalà  ha segnato la storia delle lotte contadine e rappresenta un punto fondamentale nelle battaglie per l'emancipazione delle masse popolari in Calabria. La Calabria è oggi la terra dei diritti negati, nel silenzio colpevole, predomina oggi una rassegnazione che svilisce tutte le aspirazioni e le legittime richieste delle comunità. L’eccidio di Fragalà è drammaticamente attuale. Abbiamo il dovere di non dimenticare, perché deve essere un esempio, deve essere un monito per tutti noi! Sconvolge e tocca e deve segnare, perché la lotta per rivendicare e difendere il diritto alla salute, allo studio, ai trasporti, il diritto ad un futuro che vogliamo avere la libertà e l’indipendenza di immaginare, programmare, costruire e vivere deve coinvolgere tutti. L’uccisione di Angelina Mauro, Giovanni Zito e Francesco Nigro avvenuto nel fondo "Fragalà" ad opera della polizia all'epoca sotto la guida del Ministro dell'interno Mario Scelba, i contadini di Melissa chiedevano semplicemente di lavorare le terre che la nobiltà parassitaria di quel tempo lasciava incolta in spregio anche agli stessi provvedimenti del Governo  e dell'allora ministro all'agricoltura Fausto Gullo, che prevedevano appunto la concessione e la possibilità per i braccianti di lavorare le terre lasciate incolte. Negli anni successivi al dopoguerra i braccianti calabresi sono stati una avanguardia delle lotte contadine di quel tempo. Fragalà fu l'episodio più drammatico che segnò un punto di svolta nella lotta per la rivendicazione di un miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari e  braccianti calabresi ed è per queste ragioni che abbiamo il dovere morale ed etico di non disperdere questo patrimonio, di non vanificarlo. Dobbiamo onorare questa identità, rispettare questa nostra storia e scriverne una nuova parimente forte! I calabresi hanno cuore grande e mani forti, sono..siamo abituati a lottare, a lavorare. Il popolo calabrese è impavido e coraggioso, la storia lo racconta, la storia ce lo ricorda. Conservare e custodire questa memoria significa preservare e difendere il nostro valore e farne spinta e impulso per non soccombere. Come ha magistralmente raffigurato il grande maestro Treccani in un quadro custodito nella sala consiliare del Comune di Crotone dove campeggia la scritta AVANTI!, noi schiena dritta, testa e cuore, mani e sudore dalla terra ancora oggi dobbiamo trarre forza per andare AVANTI!

 

 

 

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