Non si contano più i tantissimi casi di donne, mamme, compagne, mogli, sorelle picchiate, umiliate, vessate e uccise da chi diceva di amarle. In una settimana tre casi tra Cosenza e provincia, in una sorta di pseudo normalità che in realtà nasconde violenze e sofferenze. Diverse le iniziative che si susseguono nel corso dell’anno, quel 24 novembre che diventa monito costante, continuo così come i casi di cronaca che si susseguono senza tregua. Nel termine Femminicidio è racchiuso quello spazio infinito di violenze che arrivano all’omicidio ma che si mostrano quotidianamente dai segni fisici a quelli subdoli psicologici, mirati a svalutare, distruggere, annientare le emozioni attraverso il senso di colpa, e che partono da quella famosa frase “Tu senza di me non sei niente”. Ed ecco che diventa indispensabile riconoscere quei segnali, come le diverse giustificazioni ai lividi, che diventano cadute dalle scale, scontri con porte o scaffali accidentali, e così via e che oggi hanno una corsia preferenziale nelle indagini con la nuova normativa del Codice Rosso. Uno strumento divenuto necessario e che nonostante alcune criticità ha la valenza di prevenzione e aiuto verso chi nega o non sa di averne bisogno. Dalla proposta alla definitiva approvazione diversi gli incontri per capire come funziona il e quali sono le novità introdotte dal Codice Rosso. A Cosenza la Fondazione Scuola Forense, l’Ordine Avvocati della città Bruzia e Soroptimist International, presso la Biblioteca “Arnoni”, ha promosso un ciclo d’incontri dal titolo: “Codice Rosso e nuova operatività investigativa”. 3 giorni di seminari, 11, 18 e 25 novembre, gratuiti e aperti a tutti professionisti e a chi vuole avvicinarsi alla materia, con interventi di avvocati, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine e poi giornalisti e criminologi. Tra i relatori il criminologo Sergio Caruso che sottolinea la grande importanza di questa iniziativa, specificando che la prevenzione inizia con la formazione. È opportuno ricordare, afferma Caruso, che per fronteggiare la violenza di genere e non solo è necessario un impegno di tutti e non bisogna sottovalutare i primi segnali di allarme del partner violento perché nulla accade per raptus. Il reato rappresenta la drammatica conclusione di una serie di azioni e comportanti che si ascrivono alla vita privata di ogni individuo e che sfociano in manifestazioni di disagio sociale sin dall’infanzia e che si possono trasformare in vere e proprie patologie. È necessario che gli addetti ai lavori - continua il criminologo - dal pronto soccorso alle forze dell’ordine, siano preparati e formati a capire chi e cosa si trovano davanti. Importanti quindi recepire la normativa del Codice Rosso come strumento di prevenzione”.