Nel Global Gender Gap del World Economic Forum, sui Paesi con comportamenti virtuosi nei confronti delle donne, l’Italia è precipitata dal 63mo al 79mo posto (su 146 Paesi) e al ritmo attuale ci vorranno 132 anni per raggiungere la parità totale. Dopo decenni di battaglie femministe e diritti conquistati, permane la visione del corpo della donna come oggetto da possedere, da sottomettere, da usare, figlia della peggiore cultura arcaica e patriarcale. Fino ad arrivare all’immagine choc di un corpo chiuso in un sacco, come immondizia, gettato accanto ai cassonetti. Era una ragazza di soli 17 anni, si chiamava Michelle.

Guardare indietro aiuta a capire da dove veniamo, per comprendere quanto c’è ancora da fare. In Italia il delitto d’onore è stato abolito nel 1981, insieme al matrimonio riparatore. La violenza sessuale è divenuta reato contro la persona solo da 27 anni, nel 1996. Prima, con il Codice Rocco di epoca fascista, lo stupro era un reato contro la morale. Siamo un Paese immaturo? Sicuramente siamo un Paese che ancora non accetta la cultura del rispetto, della parità, dei diritti delle donne. Ci sono uomini, molti sono giovanissimi, che uccidono per un rifiuto, perché vengono lasciati, perché non accettano la libertà e le scelte delle donne, perché le considerano "roba loro".

La violenza di genere ha una matrice culturale, anche perché si fonda sulla disparità. La cultura patriarcale, dalla notte dei tempi, attribuisce un ruolo minoritario alla donna che a sua volta introietta, anche inconsapevolmente, una serie di comportamenti per aderire o avvicinarsi a quel modello. E nell’educazione delle bambine - come, d’altro canto, dei maschi - il più delle volte si trasmette di generazione in generazione questo modello.

A tal punto che le donne, a volte, non percepiscono alcune avvisaglie di violenza. La gelosia, il possesso, il dover chiedere permesso ad un uomo, l’isolamento che i violenti attuano verso le compagne, facendo terra bruciata intorno, sono indicatori di una relazione non paritaria, di una pericolosa limitazione della libertà e dei diritti. Se un uomo controlla o gestisce il denaro e le spese della propria compagna – in Italia una donna su tre non ha un conto corrente personale - è violenza economica, una via di accesso facile per quella psicologica e fisica. Per una serie di ragioni, chi subisce violenza – che sia economica, psicologica, fisica, digitale - non sempre la riconosce subito come tale. Se molto è stato fatto, soprattutto dalle associazioni sul campo, c’è ancora molta strada da fare nell’emersione della violenza di genere.