“Ci presenteremo incatenati al sit-in giovedì 29 agosto a Roma (ore 10) davanti la sede
del DAP, insieme al padre di Sissy, Salvatore Trovato Mazza, per chiedere che siano
spezzate le catene delle troppe omertà, delle numerose sottovalutazioni, degli
inspiegabili ritardi di indagine e si dica la verità sulla morte della nostra collega
penitenziaria Sissy”. A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia
Penitenziaria) Aldo Di Giacomo ribadendo gli obiettivi della manifestazione. Il padre di
Sissy ricorda che a distanza di mesi dall'incontro con il ministro della Giustizia, Alfonso
Bonafede, nonostante le rassicurazioni, non è accaduto nulla, e ricorda che è stata
rinvenuta una lettera con data 30 settembre 2016. Un mese esatto prima che Sissy
venisse gravemente ferita, con il colpo che la raggiunse alla testa che fu
presumibilmente esploso per ucciderla all’istante. Nella missiva, trovata proprio da
suo padre tra le cose della poliziotta in seguito alla morte, si legge: “Sono venuta a
sapere di fatti gravi che riguardano le mie colleghe”. Persino dopo l'autopsia -
aggiunge Di Giacomo - i numerosi interrogativi sulla morte di Sissy non hanno ancora
risposte. Per questo riprendiamo la mobilitazione e chiediamo di riaccendere
l'attenzione da parte dell'opinione pubblica sulla vicenda. Per noi – dice il segretario
del S.PP. – questo, purtroppo, è solo un caso del totale disinteresse del Governo e
della politica sulle condizioni di lavoro e di vita del personale penitenziario e
sull'emergenza del sistema penitenziario. Se la politica ha altro da pensare noi
invieremo un nuovo messaggio perché non vogliamo essere oggetto di manovre

propagandistiche. Il sit-in di giovedì, dopo quello davanti al carcere di Poggioreale ieri,
è solo una tappa della nostra campagna “Noi le vittime Loro i carnefici” che ci ha visto
impegnati in questa stagione estiva in manifestazioni davanti gran parte delle carceri
del Paese. Una campagna che intensificheremo nelle prossime settimane perché,
almeno per noi, la tutela del personale penitenziario “prima di tutto” si fa con
provvedimenti e non indossando la nostra divisa.